Uzumé che danza, l'estetica della meccanicità di Riccardo Mazzoni 2/3
La fusione si è rivelata ben ponderata ed elegante. La struttura dello spettacolo è di dieci quadri, ognuna dei quali ha rappresentato un capitolo della storia. Ma il filo conduttore non è solo la storia ma anche il Tribal Jazz, uno stile di danza creato dalla Sarandrea che fonde ritmi e movimenti tribali con quelli vicini alla nostra cultura e frutto dello studio di vari stili di danza presenti presso popoli diversi - danze indiane, africane, la danza balinese, il flamenco, le arti marziali - e dalla riscoperta di forme di movimento rimaste immutate nel tempo perché legate a riti e feste popolari.
La scomposizione in quadri, oltre a presentare la storia nei suoi capitoli essenziali, ha proposto tante coreografie diverse e originali. L'elemento che più ho notato è stata la meccanicità della coreografia. Attenzione: non la coordinazione, ovviamente perfetta. E' stato proprio bello vedere tanta meccanicità, sincronia ricercata tra musica e persone, non in modo sottile e offuscato ma in modo robusto, che ha visto spesso l'uso di oggetti come l'ombrello o un profondo velo intrecciarsi con il ritmo e con la storia.
(articolo pubblicato il 15/04/2007)
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