La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo di Sabrina Fiorito 2/3
L'assetto documentario sul quale è costruito il film si rivela nell'oggettività con cui il regista si sforza di illustrare le due parti. L'equilibrio che si vuole raggiungere si scopre nelle inquadrature, ora dal basso e dall'alto, ora in primissimi piani e campi lunghi, così come nel ritmo da reportage delle scene rubate, prese da una camera a spalla, e dalla contrapposizione dei due protagonisti nemici.
La voluta obiettività è raggiunta proprio dal rifiuto del protagonista individuale e della sua psicologia; al posto di una persona, è la massa, il popolo (di ognuno dei due fronti) a diventare il principale movente del film, da cui la macchina da presa si fa guidare per seguire gli eventi. Per questo i due protagonisti sono in realtà solo le icone dei loro rispettivi popoli e del loro modo di sentire. Da una parte, il patriota algerino Ali La Pointe guida il FLN (Front National de Libération), dall'altra il Colonnello Mathieu conduce i soldati Francesi in rappresaglie contro il popolo nativo.
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(articolo pubblicato il 30/04/2007)
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