Strategie politico-economiche tra necessità di privatizzazione e qualità dell'offerta di Anna Giuffrida 2/3
Questo è lo studio, oggetto di una proposta, che è stato illustrato lo scorso 20 giugno presso la Cassa depositi e prestiti nell'ambito di un convegno dall'interessante titolo "Convincere i riottosi". Il dibattito, introdotto e condotto da Vincenzo Zeno-Zencovich della Nexus, ha visto intervenire importanti economisti e studiosi convinti sostenitori di una arricchente liberalizzazione.
Ma per cambiare lo status quo dei Comuni è necessario aver presente la loro multiforme natura. E per giungere alla tanto ambita partecipazione degli enti locali, è fondamentale che ci sia un mercato concorrenziale, come ha dichiarato Alberto Pera, della Gianni Origani Grippo & Partners. Un sistema che è rispettoso dell'autonomia, attraverso semplici regole di mercato: chi domanda deve essere in grado di domandare a chi vuole, chi offre di offrire a chi reputa conveniente.
Tutto ciò è possibile spostando lo statalismo ad un livello locale e creando condizioni vantaggiose su un triplice livello. Innanzitutto, a livello finanziario: i Comuni, azionisti in s.p.a., possono gestire il loro capitale scuotendolo dall'attuale immobilismo, garantendosi in questo modo entrate straordinarie, anche attraverso il collocamento sul mercato di quote di minoranza. I Comuni, a questo punto, non rinunceranno ad un accurato controllo delle stesse aziende, con un vantaggioso miglioramento dei profitti delle società in questione.
A livello amministrativo, queste partecipazioni in società consentono ai Comuni di sottrarsi, sostanzialmente, ai controlli amministrativi, garantendo ampi margini di discrezionalità, ad esempio nelle scelte organizzative dell'ente stesso.
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