Project financing all'italiana di Riccardo Mazzoni 1/2
Roma. Convegno al Banco di Sicilia, con la presenza della dott.ssa Alessandra Coleti, dell'arch. Maurizio Renzi, dell'arch. Lorenzo Bannerman, dell'ing. Antonio Incerti, dell'ing. Enrico Bruschi, del dott. Brancardi, moderatore Salvatore Rondello, sulle possibilità dinamiche offerte dal project financing, che sono tante. Innanzi tutto, consente di conseguire una grossa progettualità, approfondita, adatta alle grandi opere. La sinergia tra imprese private e enti pubblici porterebbe alla realizzazione di importanti opere pubbliche, come parcheggi, autostrade, ospedali. Le imprese private caricherebbero su di esse l'onere di costruire l'opera, dato che l'ente pubblico non potrebbe farlo, ottenendo però in gestione il bene costruito per x anni, recuperando le spese e ottenendo profitti. Il meccanismo è semplice ed efficace ma in Italia stenta ancora. Perché?
La realtà nella quale si è costituito il concept del project financing è quella anglo-sassone. Le regole sono precise e semplici, lo Stato vuole realizzare un'opera che sia veramente di pubblica utilità e ci tiene a mantenerlo. La mentalità, che in questi casi conta tanto quanto le risorse finanziare, è quella premiante la qualità. In Italia è diverso. Premetto che assolutamente non si deve generalizzare e parlare a luoghi comuni. L'Italia è, ancora, un paese dalle grandi risorse. Però ci sono degli elementi che non consentono di poter impiantare produttivamente, al momento, questa tecnica di progettazione e gestione di grandi opere.
Intervista ad Alessandra Coleti
avanti >>>>>>
Un momento del convegno, foto di Riccardo Mazzoni
(articolo pubblicato il 04/10/2006)
|