Il genio sempre vivo dei De Filippo di Michela Monferrini 2/2
Scugnizzo, dunque, personaggio pirandelliano, che, seppur dalla soglia, dalla sua (bassa) visuale, da una prospettiva laterale agli eventi, svolge un ruolo testimoniale di fondamentale importanza, in un contesto che s'inserisce pienamente nel solco della tradizione dei De Filippo e anzi, si riallaccia a quei vecchi, ma non invecchiati capolavori, il cui tema preponderante è quello di una famiglia in cui sembrano saltate le coordinate, rotta la fedeltà coniugale, perso il senso di responsabilità. E il capofamiglia è certamente l'antieroe eduardiano, l'uomo accusato di inettitudine persino in casa propria, che ad un certo punto, si rivela invece incapace di resistere, e come un pronipote del Gennaro Iovine di "Napoli milionaria", sarà l'unico ad esprimere nostalgia per i valori del passato e i sentimenti di un tempo. Semmai stavolta, il messaggio, pur tra le trovate esilaranti, si vena di una maggiore amarezza, e poco potrà fare la nota isolata della voce di Federico, in un concerto di strumenti stonati. Scugnizzo racconta dei due fantasmi che abitano la casa, ma ben più di due, sono i fantasmi che i personaggi di questa storia davvero strana, si tengono dentro: storie di scommesse, usura, tradimenti.
Luigi De Filippo, nella piena maturità, è una perfetta sintesi dei due uomini che ha alle spalle e che gli hanno insegnato tutto quel che gli sarebbe servito: far ridere e divertire il pubblico da una parte, farlo fermare a riflettere dall'altro, con una gestualità e una mimica, inoltre, che rendono l'interpretazione perfetta.
Dopo la programmazione al Quirino, dal 20 marzo all'8 aprile, lo spettacolo trasloca, dal 10 al 22 aprile, al Nino Manfredi di Ostia, dove, si spera, si rechi un pubblico mediamente più giovane di quello che abbiamo visto nel teatro romano.
(articolo pubblicato il 31/03/2007)
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