Come sopravvivere al proprio cervello: lo spiega Raffaele Calabretta di Marilù Pirozzi 1/2
Raffaele Calabretta, foto di Riccardo Mazzoni
Intervista a Raffaele Calabretta
Roma. Alla libreria Feltrinelli di Via V. E. Orlando, il ricercatore e neoscrittore Raffaele Calabretta ha presentato il suo romanzo d’esordio, Il film delle emozioni, accompagnato nella lettura critica dell’opera dal presidente della Casa delle Culture, Franco Ottaviano. Notevole rilevanza è stata data alla struttura del romanzo, definito più volte un “libro meticcio e sperimentale” che coniuga e mescola diversi generi al suo interno. Ma è l’impressione che si ha solo ad una prima lettura.
Si tratta, infatti, non tanto di uno sperimentalismo o di una contaminazione come tanta se ne trova nella narrativa contemporanea, ma di un dato intrinseco al testo stesso, parte integrante del disegno complessivo dell’opera. È una struttura che vuole ricalcare la labirintica e magmatica forma di un cervello umano, percorso da continui pensieri ridondanti, da chiusure in autoanalisi impietose e da slanci verso il mondo esterno e le persone che lo abitano. È, insomma, l’ennesimo “tuffo” nella psicologia del personaggio principale, Gabriele, per comprendere quanto della sua vita possa trasparire dalla rilettura di sé e delle sue azioni, in quella diario-terapia che può finalmente sottrarlo allo strapotere dell’amigdala, e quindi delle sue paure consce e inconsce.
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(articolo pubblicato il 30/04/2007)
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