Nel segno (fortunato) del racconto di Michela Monferrini 1/2
Se fosse possibile definire con l'aggettivo inglese cool una serie di incontri teatrali, in questo caso specifico bisognerebbe riconoscere l'elevata pertinenza della parola. Ma non sembra ancora che l'europeismo linguistico abbia convinto tutti, e allora, con l'apporto della nostra ben più ricca lingua italiana, possiamo dire che i reading che Stefano Benni ha appena concluso al teatro Palladium, rientrano quantomeno in una linea "di tendenza".
Incentrati sulla lettura di racconti dei più stimati autori italiani del secolo scorso, rappresentano infatti, l'incontro-scontro tra due fenomeni culturali dell'ultimissimo periodo: il recupero dell'oralità, o se vogliamo, dell'ascolto (si pensi al "caso" TuttoDante di Benigni), e il successo del genere narrativo breve.
In realtà, quest'ultima potrebbe sembrare una falsa novità: il racconto non si è mai piegato sotto il peso di altri generi, neanche all'apparire di quella sorta di fratello maggiore che è il romanzo, ma negli ultimi tempi sembrerebbe quasi entrato nelle grazie del pubblico di lettori, forse per la sua agilità, i tempi brevi di "esecuzione", la sua natura di flash, ma con la capacità che ha d'imprimere. Ecco allora, raccolte di racconti vincere i premi letterari più ambiti.
(articolo pubblicato il 30/04/2007)
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