Lezioni di volo di Emanuela Perozzi 1/2
Due diciottenni si fanno bocciare all'esame di maturità, forse perchè, anziché studiare, preferiscono passare il tempo appollaiati su un terrazzino di Roma a sputare agli ignari passanti. A seconda che lo sputo raggiunga o meno l'obiettivo prescelto, i due ragazzi decideranno o meno di mettere in pratica l'idea balenata o prendere la decisione scelta di volta in volta ad oggetto della scommessa. Le apparenze ingannano per pochi istanti, giusto il tempo di comprendere che dietro quel gioco si nasconde una strisciante forma di irrisolutezza tipica di un'età (e di una generazione) in cui lasciare tutto in mano al caso e alla fatalità è molto più comodo rispetto al prendere una decisione consapevole. Apollonio, detto Pollo (il figlio d'arte Andrea Miglio Risi), è figlio di un ricco antiquario ebreo, ha tre in matematica e adora il senape. Marco, detto Curry (Tom Karumathy), è un ragazzo indiano adottato quando era piccolo che riesce a convincere i suoi genitori italiani (la mamma, chioccia coraggiosa, è la sempre riuscita Angela Finocchiaro) ad offrirgli un viaggio in India "per ritrovare se stesso", ma anche per scappare da Catullo e condividere la vacanza con l'inseparabile Pollo. La narrazione di Francesca Archibugi, regista e co-sceneggiatrice insieme a Doriana Leondeff, puntella con ironia e giusto ritmo i tasselli di un puzzle che lentamente si compone in un quadro ben più complesso di quello che potrebbe sembrare dalle premesse. Perché in questi due ragazzi non troviamo traccia di quella vacuità di pensiero che parte del cinema italiano ha recentemente attribuito ai suoi personaggi adolescenti, lasciandoci credere con orrore che quella vacuità fosse inesorabile parte del dna dei nostri figli, i quali, pare non possano avere altro scampo se non quello di identificarsi nelle deviazioni di "Melissa P." oppure nell'irritante insensatezza di "Ho voglia di te" (solo l'ultimo esempio poco edificante di un buco culturale che sta diventando una voragine). Ma ecco spuntare dal cilindro della Archibugi due ragazzi che sanno essere teneri e impreparati alla vita, alle sue spiazzanti sorprese, con gli occhi buoni e i sentimenti colti sul nascere di un misto perfetto di spontaneità e ironico umorismo, senza disturbare mai con facili scivoloni nell'introspezione psicologica a tutti i costi, senza toccare mai il luogo comune del ritrovamento esistenziale, ma arrivando al punto sempre un attimo prima di inciampare nella banalità.
avanti >>>>>>
(articolo pubblicato il 16/03/2007)
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