Tarantino ritorna, B-movie anni '70 di Graziano Greco 2/2
In Planet Terror un gruppo di militari capeggiato dal tenente Muldoon (Bruce Willis) sta trattando con lo scienziato Abby (Naveen Andrews) per ricevere un quantitativo di un potente veleno chiamato DC2 (nome in codice "Project Terror"). Durante uno scontro Abby spara sui contenitori di DC2 e libera l'agente biochimico nell'aria. La tossina raggiunge la città, iniziando a far trasformare coloro che lo respirano in terribili creature assetate di sangue con piaghe purulente e pustole che ricoprono loro il corpo. Per cercare di arginare l'epidemia verrà a crearsi una resistenza.
Il protagonista (Kurt Russell) di a prova di morte è uno stuntman ormai in pensione. Mike è un killer misogino psico-schizofrenico, il cui volto è solcato da una tanto profonda quanto spaventosa cicatrice. L'arma con cui uccide le sue vittime è un'auto truccata, una Dodge Charger del 1969, a bordo della quale le ragazze trovano la morte per urti contro lamiere e pezzi di vetro. Dopo aver ucciso con un terribile scontro frontale tre ragazze, si imbatte in Zoe, una stuntman di professione, e le sue amiche. Le ragazze mentre sono alle prese con un gioco piuttosto pericoloso vengono raggiunte da Stuntman Mike, che inizia a speronarle. Mike fa uscire fuori strada le ragazze e Zoe decide allora di sparare all'uomo e lo ferisce al braccio sinistro. Mike è praticamente a pezzi e ora scappa inseguito dalle tre, assetate di vendetta.
Una sceneggiatura semplice e dal finale fin troppo scontato. Scadente è anche la qualità dei dialoghi, che hanno fatto in passato la fortuna di Tarantino: risultano a tratti addirittura scialbi e innaturali. Qualche spunto interessante lo si trova solamente in Death proof mentre l'episodio del regista di Sin City (2005), Rodriguez risulta mediocre. Molto curata e apprezzabile la fotografia in puro stile B-movie anni '70. Il regista americano memore del flop subito dal film negli Stati Uniti ha portato a Cannes una versione estesa del suo a prova di morte tagliando l'episodio di Rodriguez. Si è preso la sua rivincita se non altro per la calorosa accoglienza che a Cannes gli viene sempre riservata.
Ha detto: "Io mi sento un regista di genere e sono fiero di esserlo. Ma sono un regista di genere sui generis. Nel senso che sono un esploratore, un archeologo, un restauratore, un massificatore. Quelli colti mi definiscono postmoderno. In fondo tutti i registi sono di genere, anche i geni come John Cassavetes o Federico Fellini. Hanno inventato un genere, il loro". Ed ancora sui film italiani del genere ha commentato:"erano film originali, d'autore. Avete rivitalizzato interi generi, come spaghetti western, gialli, cannibali, erotico soft. Per me il piu bravo è Ferdinando Di Leo, il re dei film criminali, gangster e mafia. Mi piacerebbe, prima o poi, girarne uno. In Death proof per la corsa in macchina ho usato la colonna sonora di Roma a mano armata (1976) di Umberto Lenzi".
(articolo pubblicato il 16/05/2007)
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