"Per scrivere un film": tutto può diventare cinema quando gli occhi ci vedono bene  di Emanuela Perozzi  2/2

Attraverso il racconto della sua esperienza personale, Pirro ci aiuta a comprendere come nasce un film, o meglio come germoglia l'idea cinematografica, il pensiero, lo spunto, l'immagine o il particolare che colpisce la nostra attenzione in mezzo a tanti altri e che si evolverà, attraverso continue manipolazioni, nella stesura del soggetto e, infine, nell'elaborazione della sceneggiatura come ultimo atto scritto di un film. Parole incontrate per caso, articoli di giornale, ricordi personali e menzogne altrui, pagine di libri mediocri e trame sottratte ai classici, inquadrature cavate da un film ed espressioni catturate furtivamente, sogni ad occhi aperti e viaggi di immagini e poesia tracciata di notte con la frenesia di non dimenticarne l'ispirazione del momento. Non solo scalette, trovate e rovesciamenti dunque, ma soprattutto momenti intimi in cui l'incontro tra il proprio mondo interno, ovvero il dialogo che ognuno di noi conduce con se stesso e con la propria parte creativa, e il mondo esterno, vale a dire tutto ciò che i nostri occhi e le nostre orecchie inquadrano in un dato momento, conduce all'idea che avevamo chiuso nel cassetto, proprio lì, in mezzo a tanto altro materiale meraviglioso e scadente, vecchio e nuovo, antico e superfluo. Come il deposito di un rigattiere, come in un ideale magazzino dell'immaginario, si tratta di catturare fotografie mentali scattate chissà dove e chissà quando. Accanto all'indubbia importanza di acquisire conoscenze tecniche di costruzione della scrittura cinematografica, Pirro ci rammenta soprattutto che è sempre bene tenere a mente quanto conti lasciarsi cullare anche dal lato romantico del cinema, quello che si mescola con la vita fino a renderla fantastica nella sua semplicità, quello che nasconde in sé, come un prezioso corallo, l'illimitato spazio e il caotico tempo dell'immaginazione. E allora accomodatevi, il viaggio ha inizio.

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