"Per scrivere un film": tutto può diventare cinema quando gli occhi ci vedono bene di Emanuela Perozzi 1/2
Scriveva Viktor Sklovskij in "I cinque feuilletons su Ejzenstein" che "l'artista dispone di parecchie libertà nei confronti del materiale offertogli dalla vita: la libertà di scelta, di cambiamento, di rifiuto". Questa e tante altre citazioni letterarie, appartenenti a uomini di cultura e di mondo, a registi del passato e del presente, a critici letterari e cinematografici, attraversano le pagine di un libro delicato ed intelligente che nella sezione cinema delle librerie, tra prontuari e guide del perfetto sceneggiatore, ricopre un posto speciale e sicuramente privilegiato.
"Per scrivere un film" non rientra nella categoria di quei manuali che ingabbiano la mente entro schemi e regole di scrittura cinematografica (pur riconoscendo l'esistenza e l'importanza di tali elementi), ma punta piuttosto a regalare ai suoi lettori pagine scorrevoli che rivivono il patrimonio unico dell'esperienza di chi questo mestiere così difficile e così sottovalutato (in Italia lo sceneggiatore - ha dichiarato Tonino Guerra - non viene mai nominato) lo ha svolto per tanti anni con incessante passione. Persino durante le conferenze stampa i giornalisti sono spesso portati a domandare al regista a proposito dei contenuti del film, quando questi sono invece ascrivibili al lavoro e alla dedizione del mestiere dello sceneggiatore. Spesso quest'ultimo è considerato solo un "tecnico", un avvitatore di bulloni, anche quando si tratta di un letterato a tutti gli effetti, come nel caso del già citato Tonino Guerra o di Ugo Pirro, l'autore del nostro libro e di tante sceneggiature che hanno ottenuto riconoscimenti importanti, tra cui la candidatura all'Oscar per "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "Il giardino dei Finzi Contini".
avanti >>>>>>
(articolo pubblicato il 15/04/2007)
|