"La Samaritana" di Kim Ki-Duk (2004 - Corea del Sud) di Sabrina Fiorito 2/2
La protagonista dunque diventa Yeo-Jin, che come una Samaritana (il secondo episodio s'intitola appunto "Samaria") si pone come missione quella di andare con i clienti con cui era stata l'amica e restituire loro i soldi guadagnati dall'amica. Il padre, un poliziotto, scopre che sua figlia si prostituisce e, incredulo, inizia a seguirla dopo uscita da scuola. Prima si attiene al suo lavoro, cerca di indagare o depistare i clienti, poi inizia a picchiarli, minacciarli, tirargli di nascosto sassi sulla macchina, svergognarli davanti alle loro stesse famiglie (un uomo si suiciderà per la vergogna); poi, preso dalla rabbia e dalla disperazione, arriva a pestare e uccidere un uomo che è stato con la figlia. Yeo-Jin intanto ha terminato la lista degli uomini con cui doveva andare, dunque la sua missione è compiuta: l'agenda su cui ha spuntato i loro nomi, che lei getta via, è subito raccolta dal padre (sembra quasi una rassicurazione a non preoccuparsi più - appena prima il padre ha ucciso l'uomo).
Nell'ultimo episodio, dal titolo "Sonata", padre e figlia sembrano riavvicinarsi: partono in viaggio a visitare la tomba della madre defunta, le insegna a guidare la macchina. Quando sembra tutto tornato tranquillo, il padre si consegna alla giustizia confessando l'omicidio commesso. Ormai Yeo-Jin ha imparato a guidare.
Il film (come sempre Kim Ki-Duk fa) pone molta attenzione all'inquadratura pittoresca, poetica come un'opera d'arte, al piacere visivo dell'armonia dei colori. Anche delle foglie che cadono sul tergicristallo di una macchina ferma diventano la cornice di un quadro. Ma soprattutto il regista esplora lo stato d'animo di un padre di fronte al dramma della figlia prostituta, il suo non voler accettare la realtà, il suo perdere la lucidità di fronte all'assurda realtà, e di fronte alla perversione dei clienti adulti di sua figlia, più piccola delle loro stesse figlie. E soprattutto affronta provocatoriamente un problema fortemente attuale e diffuso in Corea, visto con gli stessi occhi delle vittime di questa situazione sociale, che vivono in prima persona, così giovani.
<<<<<< indietro
(articolo pubblicato il 16/08/2007)
|