"La Samaritana" di Kim Ki-Duk (2004 - Corea del Sud) di Sabrina Fiorito 1/2
Il rapporto padre - figlia, il dolore di un genitore per la sua bambina, che si prostituisce. Un tema attuale quello della prostituzione minorile, affrontato dal regista Kim Ki-Duk ruotando attorno a tre diversi punti di vista, così da poter analizzare il problema per come viene vissuto in ciascuna delle tre prospettive e situazioni.
Due amiche si amano: Jae Yeong si prostituisce: con i soldi che otterranno dai suoi clienti si potranno comprare un biglietto per l'Europa, ma l'alibi è appena accennato, perché per Jae Yeong in realtà questo diventa un gioco curioso, divertente. Ma un giorno, sorpresa dalla polizia con un cliente, Jae Yeong per scappare si butta dalla finestra del palazzo. In fin di vita, in ospedale, chiede a Yeo-Jin il suo ultimo desiderio: vedere quel ragazzo che gli era piaciuto, l'unico dei suoi clienti che l'aveva colpita. Ma arriva troppo tardi: Jae Yeong è già morta. Viene accennato lievemente dal regista il senso di colpa che la ragazza prova per essere finita a letto proprio col ragazzo che piaceva all'amica. Così finisce il primo episodio dal titolo "Vasumitra", soprannome adottato per sé stessa da Jae Yeong, dal nome di una prostituta indiana che, secondo la leggenda, sapeva convertire al buddismo i suoi clienti.
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(articolo pubblicato il 16/08/2007)
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