La ricerca della felicità di Gabriele Muccino di Valeria Liguori 2/2
E' stato proprio Smith, nella veste di co-produttore a volere a tutti i costi Muccino come regista.
Dopo un periodo di riflessione, Smith ha pensato che per rendere universale il sogno americano non sarebbe stato adatto un regista americano, in quanto nato e cresciuto con la consapevolezza di quello che vuol dire perseguire un sogno in America, al contrario invece un regista Italiano per tradizione cinematografica e per indole, avrebbe probabilmente compreso sotto più sfaccettature, riuscendo a dare quel "qualcosa in più" alla realizzazione del film.
Muccino per spiegare a Smith come avrebbe voluto che fosse interpretato il personaggio, ha voluto che si visionasse uno dei film simbolo del neorealismo italiano: "Ladri di biciclette", così da spiegare il desiderio di De Sica di creare qualcosa per i propri figli.
In effetti il film ricorda il neorealismo di De Sica, in maniera del tutto rivisitata, in luoghi non familiari al movimento, ma in ambienti consoni per essere definiti neo-realisti.
Le location utilizzate sono ambienti reali, non ricostruiti scenograficamente (il dormitorio ad esempio è un posto che ogni giorno accoglie centinaia di senza-tetto), e per questo Muccino si ritiene fortunato: ha avuto accanto a sé il vero Chris Gardner per tutta la realizzazione del film, che ha potuto mostrare al regista i posti in cui si è svolta veramente la sua vicenda di vita.
La regia è fluida, dinamica, attenta. Scorre perfettamente sul filo narrativo-temporale, buona la costruzione del personaggio e ottima la sua interpretazione. Le musiche sono un ottimo collante con le immagini. L'unica pecca: un finale veramente troppo scontato, l'happy-ending non porta niente di emozionante.
Una curiosità: il vero Chris Gardner appare nell'ultima inquadratura del film.
(articolo pubblicato il 16/01/2007)
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