Quella camicia di forza di David Lynch di Claudia Papaleo 1/3
Un'anima rinchiusa in un manicomio, nell'angolo di una stanza dove una
lampadina, a breve carbonizzata, emana una luce irrisoria che sempre
più debole si farà presto corrompere dal buio. La sola visita concessa è
quella di pensieri che in quello spazio ristretto si contorcono come
ossessioni in un incubo o galleggiano come sogni eterei, finché l'anima, prima di
essere inghiottita da quelle idee, incontra il suo dottore: una telecamera che
come una cartella clinica conserverà tutti i sintomi della pazzia, fin
quando la mente, una volta fuori, potrà portarla con sé ed elaborare la sua
follia. Questa troneggerà il grande schermo come un incantatore che usa la
psiche degli spettatori in sala per i suoi giochi squilibrati, facendo di un
film un sintomo malato di circa due ore conosciuto col nome di David Lynch.
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(articolo pubblicato il 31/03/2007)
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