The Elephant Man di David Lynch di Emanuela Perozzi 3/3
Lynch si interroga sulla differenza tra il bene e il male senza condannare né appoggiare, e lo stesso dr. Treves (uno straordinario Anthony Hopkins) è lacerato e combattuto sul reale significato che lo ha portato a cercare John Merrick, la sua storia, il suo caso umano, ma anche il caso clinico da mostrare ai colleghi durante un convegno sulle malattie rare.
Cambiano gli scenari, il circo diventa un prestigioso ospedale; cambiano le intenzioni, cambia il cibo e il letto sul quale ora John può riposare. Cambiano gli abiti che ora lo rendono meno mostruoso, cambia la paura che man mano diviene fiducia.
Ma il dr. Treves è un uomo di troppa sensibilità per non domandarsi il senso di tutto ciò, per non provare a chiedersi almeno per un attimo se l'aiuto offerto a John non corrisponda semplicemente ad un'altra forma di violenza esercitata nei suoi confronti, certamente meno intenzionale, meno evidente, ma sottile e ugualmente dannosa.
La chiave del film e la risposta che Lynch ci sottintende risiede proprio nel dubbio, nell'incertezza che anima la figura gentile di Treves, nella commovente lacerazione che egli prova di fronte alla paura di essere diventato solo uno dei tanti aguzzini, nella rabbia che scaglia contro l'inserviente del suo ospedale una volta scoperte le violenze inflitte a John, nella depressione in cui sprofonda quando John viene rapito dal suo "padrone" e ricondotto alla vita di prima, alle barbarie di un tempo.
Quando John ritorna ad essere una bestia. E Trevis, sciogliendo i suoi dubbi, comprende di essere stato un uomo.
Il momento in cui John riesce a scappare dalla gabbia in cui è stato rinchiuso e destinato a morire, è la definitiva presa di coscienza della sua esistenza come essere umano e non più come animale, è la consapevolezza di meritare la dignità umana che gli ha regalato il dr. Trevis.
L'abbraccio con cui i due si ricongiungono, dopo la paura di essersi persi per sempre, è la conclusione del percorso di iniziazione che ha coinvolto entrambi e che li ha condotti alla realizzazione della propria identità di uomini.
E' anche la nascita dell'amicizia, toccante perché vera; commovente perché faticata e conquistata.
O forse, parafrasando Lynch, è la storia di qualcuno che era un mostro all'esterno, ma dentro era un uomo normale e stupendo, di cui ci si poteva innamorare.
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(articolo pubblicato il 31/03/2007)
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