Al & Al, come Capone diventò Pacino di Emanuela Perozzi 1/3
Nel 1930 lo scrittore-sceneggiatore Armitage Trail raccontava la vita dello spietato gangster Tony Guarino nel libro choc Scarface, romanzando gli esordi criminali del più potente malavitoso dell'America Proibizionista, il leggendario Al Capone, limpido esempio di quanto sia facile salire alle stelle di un potere euforico per poi ridiscendere in caduta libera verso gli inferi di una fine patetica.
Le pagine del libro scalpitavano di vita in presa diretta, ed è forse per questa ragione che suscitarono un interesse d'impatto così forte da ispirare, a soli due anni dall'uscita, lo scabroso film di Howard Hawks, Scarface-The Shame of a Nation (ovvero Scarface-Vergogna di una Nazione). Ma l'auto-censura in fin dei conti era necessaria affinché anche i benpensanti potessero sentirsi estranei ai fatti pur divorandoli con morboso attaccamento. Contraddizioni e piccole ipocrisie a cui non ci si può sottrarre se si vuol tenere a bada la coscienza. Il personaggio, d'altronde, era di quelli che insinuava dubbi alle coscienze e spargeva ceppi del Male ovunque passasse. Oggi Scarface, romanzo di cui ci si ricorda sempre meno (surclassato dalla versione cinematografica di Hawks e da quella, mezzo secolo dopo, di Brian De Palma) volge lo sguardo al suo passato rendendosi conto di quanto sia ancora vivo e incapace di abbandonare la partita, proprio come il gangster di cui segue gli avventurosi passi sulla via del crimine. In Italia il romanzo, con traduzione di Nicole Franzé, conserva lo stesso titolo dell'originale e promette un rinnovato interesse anche a distanza di diversi decenni.
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(articolo pubblicato il 15/04/2007)
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