Borat, quando l'evento eclatante ti delude di Angela Rossano 2/2
Dissacrazione è la parola chiave, satira il tratto distintivo che serve a demolire qualunque comportamento, o convinzione, di quel mondo americano, che appare, rispetto al Kazakistan, il paradiso della civiltà, e che invece si ritrova di fronte una spontaneità ed una diversità, tanto duramente attaccate ed osteggiate. A questo punto, dopo l'acclamazione di mezzo mondo, il pubblico italiano, piuttosto infastidito dalla scelta di ritardare la proiezione, si è ritrovato scalpitante alla prima del film. Tutte le più importanti testate giornalistiche avevano parlato di "fenomeno Borat", un film che avrebbe fatto morir dal ridere, politicamente scorretto, e tante altre frasi ad effetto per incuriosire più spettatori possibili. Il giorno della prima dunque, eccitati e pronti a due ore di buona e sana satira, di quelle che è difficile trovare qui da noi, ci siamo( parlo a nome di pochi naturalmente) invece ritrovati su una poltrona del cinema, a chiederci come aveva fatto quel film ad avere tutto quel successo, e soprattutto, perché aveva fatto tanto ridere?
Sì, è un buon prodotto, interessante l'idea originale, ma poco convincente nella realizzazione. C'è da dire, che tutte le scene di vita quotidiana americana sono vere, lo stupore della gente è vero, poco credibile invece l'atteggiamento del protagonista, troppo esagerato e provocatorio.
Si potrebbe replicare che la satira è proprio questo: esagerazione e provocazione, certo, ma se si tratta di satira intelligente, almeno in parte obiettiva, e non gratuita e poco studiata come nel caso del film. Di certo non ci aspettavamo un lavoro alla maniera dei Monty Phyton, e neppure un'inchiesta alla MIchael Moore, ma da apprezzare è sicuramente quel tentativo di satira scomoda, che in molti conoscono nel nostro paese, ma che più volte hanno visto censurato.
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(articolo pubblicato il 16/03/2007)
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