Incontro ravvicinato col regista Marco Bellocchio di Valentina Capuano 2/3
L'incontro, previsto per le 21,30 slitta di circa mezz'ora per il ritardo del regista. Quando arriva c'è ad accoglierlo sul palco l'intervistatore Antonio Di Monda, perfettamente calato nel ruolo di cineasta con i suoi occhiali squadrati dalla spessa montatura nera ed il taglio di capelli stile Beatles anni '60.
Prima domanda : "E' vero che ha esordito come attore?" Risposta:"E' vero". Bellocchio esordì giovanissimo come attore dopo aver frequentato la scuola di cinema. Poi interruppe per la sonorità eccessivamente stridula della sua voce e decise, quindi, di orientare le sue ambizioni e la sua intrinseca mania di protagonismo verso la professione di regista.
Seconda domanda: "E' vero che per il film: "Pugni in tasca"(1965) fu inizialmente prescelto Gianni Morandi quale inteprete principale?" Il regista appare a questo punto seccato e meravigliato che possa essere trapelata tale indiscrezione, poi risponde:"E' vero, ma la trama e le tematiche particolarmente forti affrontate nel film (un figlio che uccide la madre, ndr) indussero l'entourage vicino a Morandi a sconsigliarlo vivamente poiché la partecipazione a quel film avrebbe compromesso seriamente la sua immagine e la sua carriera di cantante in ascesa".
Poi il regista si sofferma a parlare dei suoi difficili esordi dovuti alle difficoltà economiche, tali da essere indotto a chiedere un sostanzioso prestito alle banche, e di quali differenze noti tra il cinema di ieri e quello di oggi.
Per l'ultimo punto il regista risponde che oggi ci sono più mezzi tecnici, che fare regia è alla portata di tutti, anche se un conto è fare documentari, un altro fare del cinema di qualità.
Probabilmente ha ragione, ma dimentica di considerare che oggi c'è molta più concorrenza di ieri e che quindi è più difficile emergere sia come attori che come registi.
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(articolo pubblicato il 24/07/2006)
Marco Bellocchio // Foto di Valentina Capuano
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