MILLION DOLLAR BABY di Clint Eastwood (Usa, 2004) di Sabrina Fiorito 2/2
Il regista utilizza la voice-over di Scrap (l'unico amico di Frankie) quasi come volesse conferire alla storia una connotazione classica, di leggenda. Al tema del riscatto sociale si aggiunge l'attuale tematica della religione: Eastwood accenna alla ipocrisia religiosa nella figura del sacerdote, contro la quale si oppone la profonda e sincera fede laica dei due protagonisti. La boxe oltre che come uno sport cruento è inteso come filosofia di vita: la prima dritta che Frankie dà alla ragazza è di proteggere sé stessi, innanzitutto.
Le scene realistiche dei match sul ring sono rafforzate dall'eccellente interpretazione di Hilary Swank, allenata e sottoposta a dieta rigorosissima da mesi prima, così da non essere sostituita da controfigure, così come dallo stesso Eastwood che interpreta Frankie, e da Morgan Freeman che rappresenta una ben solida spalla al protagonista. La fotografia, curata da Tom Stern, è molto netta, mirata a far entrare i volti e i corpi in fasci di luce, in chiaro-scuri drammatici che induriscono ancor più le espressioni.
Ma soprattutto la regia è stata definita poetica proprio per l'elegante equilibrio del racconto, che non fa mai cadere in patetismi o commozioni facili, ma anzi bilancia l'asprezza delle vicende con dialoghi a tratti sottilmente ironici, quasi a voler alleggerire la spietatezza dei fatti, in uno stile cinematografico di rara suggestività.
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(articolo pubblicato il 16/05/2007)
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