L'amico di famiglia: non confondere mai l'insolito con l'impossibile di Valeria Liguori 2/2
Attesissimo il film, forse troppo.
A conferma che è impossibile realizzare due capolavori consecutivamente, Geremia de' Geremei ci ricorda il basso e deforme protagonista de "L'imbalsamatore", film magistrale di Matteo Garrone: anche in quel caso si parte dalla commedia per sfociare in storie di un paese senza confini, senza regole e neppure identità.
La differenza di spicco tra i due registi: Garrone viene dalla pittura e gioca con i colori in maniera forte, decisa, Sorrentino invece intraprende il suo percorso già sperimentato che lo ha portato al successo costruendo il tutto utilizzando una fotografia perfetta, inquadrature tagliate geometricamente, musica elettronica che scandisce il ritmo e delinea ambienti necessariamente squadrati, contraddittori e bizzarri.
Il film che si avvale di un cast importante, nonostante l'intensa interpretazione del bravissimo Giacomo Rizzo, non convince però totalmente pubblico e critica, lasciando un senso di deja vu (Sorrentino stesso dice di aver scritto questo film basandosi su "scene viste ed annotate", partendo con la realizzazione dopo aver incontrato la faccia del protagonista).
Non resta che augurare a Sorrentino di realizzare il prossimo film seguendo le orme del suo precedente e geniale capolavoro: "Le conseguenze dell'Amore".
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(articolo pubblicato il 14/12/2006)
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