300, di Zack Snyder di Valeria Liguori 2/2
Nel film emerge sicuramente una violenza corporale eccessiva, estremizzata. La stilizzazione del fumetto di Miller viene quindi abbandonata lasciando il vuoto della purezza del testo da colmare. Il film vuole essere una contaminazione di generi, senza sbilanciarsi tra fantasy, politico , storico, mitologico, commemorativo realizzato in modo da sfruttare al massimo ogni angolo delle inquadrature.
Film di frammenti, di ferite, dove il colore eccessivo è proprio quello del sangue. Film di corpi, di geometrie, di forme, di corpi e di materie.
Spettacolari le azioni dei persiani. Dal punto di vista della realizzazione gli effetti sono precisi, impeccabili, capaci di creare la cosiddetta spettacolarizzazione degli eccessi.
Il film è una esplosione di azioni e contrazioni, quasi voglia essere una indagine sul mondo (a volte deforme), sulla vita, sulla politica dei nostri giorni. Esplosione percepibile anche nella frattura del plot a favore delle immagini fulminee.
Ovviamente, come ci si aspettava, il finale è lasciato aperto allo spettatore, indotto quindi a riflettere.
Snyder ci rende partecipi della sua visione del far cinema: bisogna esagerare, distruggere i limiti, lanciarsi sempre e comunque oltre.
Auto-distruggersi per avere la possibilità di rifondarsi. In tutto ciò, provare piacere nel vedere quelle immagini cristalline.
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(articolo pubblicato il 31/05/2007)
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