"The Science of sleep" - L'arte di Michel Gondry di Silvia Spazzafumo 1/2
Superata e ormai archiviata qualsiasi curiosità su "Se mi lasci ti cancello" datato ottobre 2004, periodo in cui si dibatteva una tempesta di "improbabili se" nei titoli delle sale cinematografiche (tra gli altri "Se ti investo mi sposi?", Joel Zwick - 2004, "Se devo essere sincera", Davide Ferrario - 2004), cosa induce a sterzare completamente il giudizio sul regista Michel Gondry?
Una risposta immediata e lampante è in "The Science of sleep" (in Italia "L'arte del sogno"). L'altra segue rapidamente dopo aver ripescato il dvd di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind", film precedente di Gondry, perché guardandolo ci si accorge di esser ingenuamente caduti nella trappola del pregiudizio che, con tutta probabilità, non ci avrebbe catturato nel caso non ci fossimo scontrati con l'ingannevole traduzione italiana del titolo "Se mi lasci ti cancello".
Per chi è del tutto digiuno dai film e dai numerosi video musicali realizzati da Michel Gondry, nonché totalmente disinformato su tutto ciò che accadrà nei successivi 105 minuti di pellicola, "L'arte del sogno" rappresenta un'esperienza che lascia le sue tracce nei pensieri e nell'immaginario di ciascuno spettatore. Non esiste scena che non sorprenda nei colori, nelle battute, nei gesti, nelle conversazioni, nelle scenografie (da cui l'allestimento di una mostra a Milano ed una a New York), negli effetti speciali, materializzazione di giochi infantili. Gli effetti speciali, artigianali, nella loro estrema semplicità colpiscono molto di più di quanto facciano oggi le raffinate tecniche digitali di cui non c'è ombra poiché le scenografie sono state interamente impresse dalla cinepresa, anch'essa artigianale.
avanti >>>>>>
(articolo pubblicato il 14/12/2006)
Una scena del film, da worstpreviews.com
|