Recensione del film "Mio fratello è figlio unico" di Daniele Luchetti di Valeria Liguori 1/1
Latina, fine anni '60 città dove l'Italia tarda ad arrivare.
Tratto dall'opera 'Il Fasciocomunista' di Antonio Pennacchi.
Un film che tocca la politica, la seziona, ne sviscera gioie e dolori attraverso gli occhi di Accio, il piu' giovane di tre fratelli che fa disperare tutta la sua famiglia, fratelli apparentemente cosi diversi tra loro ma che alla fine trovano dei taciti accordi silenziosi tramite gli sguardi.
Suo fratello Manrico è bello, dotato di un forte carisma che lo fa essere amato da tutti ma altrettanto pericoloso nelle sue battaglie...
Nella provincia italiana degli anni '60 e '70, i due giovani corrono su opposti fronti politici, amano la stessa donna e attraversano, in un confronto senza fine, una stagione fatta di fughe, di ritorni, di botte e di grandi passioni. E' un racconto di formazione dove sfilano quindici anni di storia d'Italia attraverso le avventure di Accio e Manrico, due fratelli diversi ma non troppo.
Il film ci mostra una quindicina di anni dell'Italia di quel periodo: una vita genuina, fatta di cose semplici ed una buona dose di educazione (segreto per mandare avanti una famiglia) il tutto condito da scontri a volte anche violenti di ideali e passioni contrastanti.
Luchetti fa un cinema del tutto personale, ponendo al centro le persone in quanto fondamento della vita, e come tali rappresentano l'anima del film.
Va in cerca di credibilità e lascia gli attori liberi sul campo.
Li segue, li pedina, li spia cercando di carpire ogni loro emozione, ogni segno personale della loro libera interpretazione. Scamarcio con i suoi occhi verdi meno tenebroso e piu' spontaneo di quanto ci si aspettava, passa però in secondo piano , soppiantato dalla intensa e decisa interpretazione di Elio Germano (Accio appunto), sempre alla ricerca di una fede, da quella cristiana a quella fascista, per poi passare nella sinistra, sottolineando un paese confuso, quasi allo sbando.
Intorno al protagonista si ruotano egregiamente due attori: la Finocchiaro e Zingaretti che interpretano i loro drammi in maniera personale.
I campi totali sembrano banditi: il dinamismo e la ricerca di nuovi punti di vista sono la vera forza del film.
Questo film fa vivere il processo di formazione di un uomo attraverso gli avvenimenti storici e la vita vissuta tutti i giorni in maniera molto profonda, evidenziata dalla potenza delle immagini.
"Mio fratello è figlio unico ricorda un altro grande film degli ultimi anni del cinema Italiano: "La meglio gioventu'" di Marco Tullio Giordana ma in realtà sono molto differenti tra loro e hanno in comune solo il periodo storico a cui si riferiscono.
Il finale resta aperto e allo spettatore viene da chiedersi chi realmente dei 2 fratelli è figlio unico…
(articolo pubblicato il 15/06/2007)
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