La follia della rottura di Graziano Greco 1/1
Cento chiodi. Cento enormi puntelli conficcati nel pavimento di una antichissima biblioteca dell'università di Bologna, a trafiggere altrettanti libri, espressione del sommo "verbo". Questa scena apocalittica, che tra le righe sembra riportare a "Il nome della Rosa", introduce lo spettatore all'ultima opera del maestro Ermanno Olmi. L'artefice di questa barbarie, un emerito professore di filosofia, interpretato magistralmente da Raz Degan, attraverso questo atto ribelle lancia un segnale forte e opera una rottura: accecato, pervaso dalla follia, fugge dal sapere, fugge dalla scienza, dalla cultura e dalla sua dipendenza, dalla disciplina e dalle sue imposizioni. "La follia come unico viatico per la salvezza" dirà più avanti nel film citando Karl Jaspers filosofo degli anni '40, la follia come chiave esistenzialista contro la spiritualità. Il protagonista affronta così un cammino iniziatico che attraverso privazioni e rinunce deliranti culmina in un episodio emblematico che riporta alla spoliazione di S.Francesco: abbandonata la macchina, salito su un ponte getta il cellulare nel fiume, che lento e inesorabile lo porta con se. Sulle rive del Po, dove decide di fermarsi, incontra la Natura con la sua bellezza, il battello luminoso, la zattera-traghetto, il motoscafo navigante sul fiume, la musica popolare, struggente come una preghiera: "Non ti scordar di me..." e gente semplice per la quale il tempo s'è fermato: una piccola fornaia, un postino, i componenti di un insediamento abusivo; attraverso questa benevola comunità riscoprirà valori universali dimenticati come la sincerità, la fratellanza, l'amore e l'importanza della semplicità per arrivare alla riscoperta della propria interiore spiritualità; dirà poi : "tutti i libri del mondo non valgono un caffè, una carezza". Il Poeta del cinema italiano torna così, abbandonati gli struggimenti storico-fiabeschi de "Il mestiere delle armi" e di "Cantando dietro i paraventi" a una storia contemporanea; in una intervista ha detto "quando evochi il passato è perché ti spinge a riflettere mentre il presente ti impone di scegliere". Apprezzato dal pubblico italiano ai botteghini, presentato a Cannes come fuori concorso il film è stato plaudito dalla critica del festival. La curiosa scelta di Raz come protagonista, il regista la racconta così:"Scorrendo le foto di alcuni attori mi sono imbattuto negli occhi di Raz. Uno sguardo che partiva dal profondo. Lo sguardo di uno che guarda perché è consapevole di esistere, non di chi guarda perché esiste e basta".
(articolo pubblicato il 31/05/2007)
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