The Black Dahlia di Mariangela Romanelli 1/1
Il cinema americano contemporaneo è ormai ridotto a ad una compiaciuta citazione intellettuale. Più che cinema sembra di assistere a del metacinema. The Black Dahlia ripropone il noir anni '50 condito da una sorta di parodia da fumetto alla Dick Tracy. Ogni elemento del film è reso estremo, paradigmaticamente privato di ogni sfumatura. I personaggi maschili rappresentano l'elemento attivo: pugili e poliziotti, per togliere ogni eventuale dubbio allo spettatore sulle loro doti di uomini d'azione. Le donne una bionda e una mora, rappresentano rispettivamente la donna angelo e la dark lady. La prima da difendere e sposare, mentre invece la seconda, una prostituta assassina e priva di scrupoli, da uccidere senza mezzi termini. In The Black Dalia pare regni un'estrema confusione di generi.
La parodia intrisa di noir anni 50, ma anche il finale del film, solitamente risolutore di ogni dubbio, in questo caso contribuisce ad infittire la nebbia in cui vaga sperduto lo spettatore e ad aumentare la forza disgregatrice ormai protagonista assoluta di questa opera. Infatti il ritorno dell'uomo protagonista all'ovile, dopo aver regolato per bene i conti rimasti in sospeso e dopo aver giustiziato la dark lady, non può non richiamare alla mente anche il genere western, con il cowboy che entra in casa dalla sua donna per costituire finalmente una famiglia, dopo aver compiuto la grande impresa e avendo superato mille traversie. D'altra parte meno dettagli offri, più emergono confuse somiglianze il cui triste scopo è quello di accontentare un po' tutti i gusti.
(articolo pubblicato il 04/10/2006)
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