Cos'ha la Gran Bretagna per interessarsi così tanto in tv di case?

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Venerdì, poi, già a partire dalle 10:00 del mattino, viene trasmesso, su BBC One, “Homes Live” durante il quale vengono presentate alcune proprietà e i loro spettacolari progetti di rinnovamento e modernizzazione.
Il programma, inoltre, mostra, live, ai suoi spettatori tutto ciò di cui hanno bisogno di sapere per comprare, vendere e rinnovare le loro proprietà. In particolare esso si configura come una mega asta dell’immobile in cui chi compra, ha, rinnovando, la possibilità di rivendere ad un prezzo maggiore di quello acquistato e dunque trarne profitto. Dopo “Homes Live” è il turno di “To buy or not to buy”, che ancora una volta affronta il tema “casa”, questa volta, attraverso il dubbio amletico del “comprare o non comprare”. This is the question.

Questa serie televisiva, della durata di 30 minuti, dà la possibilità di provare una casa prima di acquistarla. I potenziali acquirenti presentano la loro casa ideale(inclusa ubicazione, caratteristiche e prezzo). Gli vengono presentate alcune proprietà e la formula del “try before you pay” che in pratica permette loro di testare l’abitazione, verso la quale sono indirizzati, più attentamente e con più comodità, prima di pagarla. Non male, eh? Programmi come questi possono infatti rivelarsi molto costruttivi! Per quanto ci sorprenda questa “mania”, tutta britannica, non possiamo negarne, in parte, l’utilità o non apprezzarne l’originalità e la fantasia.

Il campo dell’immobiliare, oggi, è uno dei più intricati e complicati, da capire e affrontare: soprattutto in Italia dove spesso gli affitti scarseggiano e i prezzi di vendita sono decisamente troppo alti.
Non per cadere nella solita polemica spicciola ma esempi come questi servono a farci riflettere. La televisione, infatti, dovrebbe essere un tramite importante tra società e informazione, uno specchio sempre attendibile in cui ritrovare i problemi e gli ostacoli che non sono di mai un singolo ma di una collettività.

Forse, non è del tutto vero che i programmi nascono sempre in funzione di una richiesta dal momento che molti pare non averli richiesti nessuno. E’ più probabile, invece, che i reali bisogni del cittadino-telespettatore medio continuino, purtroppo, ad essere trascurati o destinati, spesso, alla seconda serata.

Chissà se lo troveranno, un giorno o l’altro, un posticino, in questi nostri sette canali, tra tutta la spazzatura e la mera forma che vi imperversa, per qualcosa di nuovo e formativo.
This is the question...ancora una volta.