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Night&Day |
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Un'opera di Lorenzo Lotto, foto stampa |
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Mostra monografica o retrospettiva? Lorenzo Lotto può vantare entrambe le caratteristiche nella nuova esposizione alle Scuderie del
Quirinale aperta fino al 12 giugno. |
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la mostra |
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Le attrici: Michela Andreozzi, Alessandra Costanzo, Paola Tiziana Cruciani
e Paola Minaccioni, foto stampa |
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Uno spettacolo romano per romani: Bellissime coglie nel segno al Teatro Roma, regalando al vasto pubblico risate a non finire,
nello stile romano della battuta sarcastica. |
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la recensione |
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Raffaella di Montalban, foto stampa |
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E' Cortina la città prescelta quest'anno per ospitare il Telethon SuperSlalom,
gara internazionale di sci che dal 2004 aiuta a raccogliere fondi per Telethon in collaborazione con i grandi campioni dello sport.
La manifestazione benefica, che si svolgerà il 27 marzo prossimo sulla pista Tondi di Faloria, si concluderà il giorno successiva con una cena di Gala durante la quale
verranno messi all'asta preziosi oggetti griffati. Tra questi, l'occhiale gioiello Raffaella di Montalban Luxury Frame, un pezzo della collezione che la designer Raffaella
di Montalban ha dedicato all'iniziativa. |
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l'evento |
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Mimì Ban Shee, foto stampa |
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Nuova veste per il Van Gogh cafè di Milano che si rinnova diventando in una location sempre più
elegante e raffinata dal nome Sempione Cafè. |
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lo spettacolo |
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L'On. Maria Gemma Azuni, foto stampa |
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La ricerca è il nostro futuro: con questo assioma la Fondazione Vertical ha riunito mercoledì 2 marzo molte personalità e testimonial come Umberto Guidoni, NASA Space Shuttle
Astronaut, il Professor Andrea Nistri, Cell and Molecolar Farmacologist e il Dottor Giuliano Taccola, Spinal Research Leader presso l'International School for the Avanced Studies di Trieste,
o come Micol Olivieri e Marta Zoffoli dal set de I Cesaroni, per parlare di ricerca e delle nuove tecnologie per sconfiggere la paralisi
causata da traumi vertebro-midollari. "La paralisi clicca ricerca" è stata l'occasione per presentare il nuovo spot 2011 sulle lesioni midollari e
tutto il progetto è promosso con l'aiuto dell'On. Maria Gemma Azuni, Capogruppo del Gruppo Misto del Comune di Roma. |
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foto della mostra |
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Marco Bacini con Giovanna Rigato, foto stampa |
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Si è concluso con un enorme successo la prima edizione dell'MB Poker Championship che si è svolta venerdì 4 marzo
nella bellissima Poker Room del Casinò di Lugano: tantissimi gli appassionati di Poker Texas Hold'em. |
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la festa |
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Guglielmo Giovannelli Marconi, foto di Rodolfo Mazzoni |
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Un 8 Marzo diverso e all'insegna dell'arte a via Margutta: un cocktail rigorosamente vegetariano per il finissage di due curiose installazioni, celebrare la festa della donna e
festeggiare l'ultimo giorno di Carnevale. |
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il finissage |
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Vintage: storia di stile, necessità e moda di Elisa D'Amico
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Roma. “Corsi e ricorsi storici”: ben si adatta la filosofia di Gianbattista Vico alla moda degli ultimi quarant’anni. L’eccellente ripetersi di forme è stata quasi la regola dal 1970 in poi.
La moda si rivede, si riconosce, si attualizza e crea un nuovo concetto di se stessa. Un esempio proviene dagli anni ’80: differenti stili ne creano uno nuovo e originale, tanto che oggi possiamo distinguerlo e classificarlo come una moda a sé stante. Unire, accostare e congiungere nel giusto modo crea la novità. E mai come negli ultimi anni le forme si sono mescolate così tanto. Gli ibridi della moda sono maggiormente perfetti degli stili che hanno contribuito a crearli.
I vestiti, le scarpe e gli accessori diventano pezzi di un puzzle che devono combaciare e darsi un tono. I materiali rimangono gli stessi ma cambia il modo di accostarli. Non ci sono più regole precise da seguire: l’arte della moda è diventata astratta.
E' uno scenario così libero che permette ad ognuno di essere lo stylist di sé stesso, il vintage, visto come la ricerca di oggetti particolari e unici, diventa un must have.
A Roma questa tradizione particolare è incarnata nei negozietti dell’usato: qui sono meno snob, più veri e autentici.
In particolare, a Via del Governo Vecchio vi sono tre negozi, tre botteghe, icone storiche della zona che da più di trent’anni sono lì a ricomprare e a vendere vestiti.
Venendo da Piazza Navona, il primo è al numero 110: il negozio di Omero: senza un nome preciso.
Non serve: è li da sempre e tutti lo conoscono. All’ingresso ci sono delle sedie, come un salottino all’aperto dove gli amici dei proprietari e gli abitanti del quartiere si fermano a chiacchierare. E dentro, esposti, abiti e accessori ricercati, che hanno dietro una storia e qualcosa da raccontare. Quando arrivo trovo Cecilia, che lavora qui dal ’78, mentre sistema un carico di cravatte. Si definisce una capatrice folle: "la ricerca dei capi che vogliamo rivendere è la cosa più divertente ed è un vero e proprio mestiere. Con il tempo acquisisci l’esperienza che ti serve per riconoscere a mano quando un capo è in poliestere o in seta e se è di qualità". Mi spiega che i criteri della selezione sono cambiati negli anni, a secondo delle tendenze, ma che non prescindono mai dal loro gusto personale.
Cecilia inoltre si dimostra una vera e propria esperta della tradizione dell’usato Made in Italy: "già nel ‘400 ad Arezzo ritessevano la lana e il cotone. Era una specie di riciclaggio dei tessuti (a questo proposito si consiglia il cult movie ‘A Ovest di Paperino’). Per quanto riguarda i capi d‘abbigliamento, l’usato è stato importato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Il piano Marshall, tra gli aiuti, prevedeva anche la distribuzione di vestiti di seconda mano direttamente dagli U.S.A".
Parlando con Omero scopro che la sua attività di compravendita nasce fra i banchi di scuola, quando rivendeva ai suoi compagni camice acquistate nelle bancarelle dell’usato. Poi nel ’76 l’apertura ufficiale dell’attività in Via del Corallo. In quegli anni di protesta, era una tendenza giovanile vera e propria: i ragazzi volevano indossare cose particolari che non si trovavano nel confezionato. "Ma non ci siamo inventati niente di nuovo: a Porta Portese questa tradizione esiste da sempre".
Su un’onda più punk nasce negli anni ‘80 il negozio di Cinzia, al numero 45 di Via del Governo Vecchio. Poche parole per spiegare la filosofia che c’è dietro l’attività: "quello che vedi esposto è esattamente quello che siamo. In vent’anni siamo rimasti fedeli a noi stessi". Mi guardo intorno e credo di capire cosa voglia dire: abiti vintage, tra il punk e il kitsch, accessori particolari che sottolineano un gusto per tutto ciò che non è scontato. E il tutto sistemato con cura quasi maniacale per rendere il negozio un’opera d’arte complessiva.
Più avanti, al numero 57, si trova il negozio di Michele Salvatore. Abiti e scarpe appesi ovunque. Come mi spiega Corrado, che lavora lì da molto tempo, qui hanno cose più classiche rispetto agli altri e due negozi. "Non vendiamo solo ai ragazzi, abbiamo anche una ricca clientela di target più alto perché vendiamo molto il firmato, ad esempio abbiamo dei tranch Burberry’s che costano molto poco rispetto a quelli nuovi". Anche lui conferma che non è solo un lavoro ma deve essere una passione. Ci vuole esperienza nella ricerca. Il valore aggiunto del vintage consiste nella storia che un abito ha dietro di sé. "Alcuni clienti lo capiscono, altri invece vengono qui più per giocare, magari per organizzare feste a tema o cose del genere".
Corrado mi dice anche che in questa strada c’è un lungo viavai di costumisti per il cinema: "qui affittiamo anche, ma solo quando siamo certi che la finalità sia esclusivamente quella cinematografica".
Questi tre negozi sono uno dei pochi esempi rimasti di passione per l’unicità nel vestire, il cui obiettivo non è solo quello di vendere ma soprattutto quello di preservare una tradizione che è profondamente romana. E in un mondo di regole del mercato assolutamente rigide, sono riusciti a sfidare la globalizzazione nel modo più rischioso: non assecondandola. Il fatto di non avere un nome, una targa di riconoscimento tipica dei colossi della moda a poco prezzo, ne è una dimostrazione. Così come il fatto di tenere sempre presente il proprio gusto e la propria storia e non solo ciò che è più appetibile per le masse.
Spostandoci verso zona Cavour, in via del Boschetto 140, troviamo Pulp, un negozio a metà tra rivendita di vintage e boutique. Nasce come esperienza più moderna, alla fine degli anni novanta, da un progetto di Fabio Brumeccini e Fabrizio Polansky.
Li ha spinti ad aprire la passione per gli abiti anni ’70 e la cultura pop. Entrando nel negozio queste parole trovano conferma nel design dell’arredamento e negli abiti selezionati per la vendita. "Prendiamo solo quello che ci piace -mi spiega Fabio- preferibilmente di un periodo che va dagli anni ‘60 agli anni ’90. Abbiamo una clientela che torna perché apprezza quello che trova in vendita. La cosa bella della moda è che puoi giocarci. Qua si trovano gli strumenti per farlo". La differenza con altri negozi vintage è semplice: molte cose vengono modificate, riaggiustate e posiziona l’attività anche nella dimensione di boutique, mentre qui si trova bigiotteria pop di creazione propria e vintage.
(articolo pubblicato il 19/12/2008)
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Servizi Video |
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Moda |
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