Tra gli obiettivi, più investimenti, maggiore formazione e
riqualificazione sistema scolastico
Roma. Per rilanciare il sistema universitario, l’Italia si trova di
fronte ad una grande sfida: rimettere la conoscenza, il sapere, al centro
della politica, dell’economia, della società. Università ed enti di ricerca
sono i luoghi primari di questa conoscenza, dove si crea e si trasmette il
sapere, dove qualità e quantità sono chiamate a conciliarsi in una nuova
missione istituzionale e con nuove responsabilità.
Questi i punti chiave al centro del programma dell’Unione per le
Università, presentato martedì sera a Roma, presso la Sala Colonne di
via Poli. Una tavola rotonda alla quale hanno preso parte ricercatori
universitari, studenti e politici, i cui interventi sono stati
coordinati dall’onorevole Domenico Volpini - Margherita, Vice Presidente della Commissione
‘Cultura, Scienza e Istruzione’ della Camera dei Deputati.
Punto di partenza del dibattito è stato proprio l’importanza degli
investimenti in ricerca e innovazione, per il rilancio del sistema
paese. Pochi laureati e pochi ricercatori e lo scarso impegno nella
formazione continua, pongono l’Italia in una situazione difficile, incapace com’è
di confrontarsi con i paesi extraeuropei più industrializzati o emergenti
nel mondo globalizzato.
Durante la discussione sono emerse varie posizioni, sul come avviare e
gestire questo sistema in crisi, ma i relatori erano tutti d’accordo su
alcuni punti chiave.
“Innanzitutto per promuovere il talento negli studi e nelle carriere,
occorre stanziare risorse che permettano ai giovani, soprattutto a
quelli che sono andati all’estero, di ritornare in Italia con la prospettiva
di un inserimento serio e strutturale nel mondo dell’università e della
ricerca”, ha sostenuto l’onorevole Volpini.
Un secondo piano di azione, poi, riguarda il reclutamento e la
carriera dei docenti e dei ricercatori. “Bisogna trasformare il ruolo degli attuali
ricercatori universitari in ‘terza fascia’ docente, garantendo le
necessarie coperture previdenziali ed assistenziali ai titolari di contratti
post-dottorato o di forme diverse di contratti a tempo determinato
presso università ed enti di ricerca”, ha spiegato ancora Volpini.
Inoltre dai vari interventi di coloro che erano presenti al convegno, è
emersa la necessità di stimolare quella che è l’interazione tra il
pubblico e il privato, attraverso strutture di ricerca legate alle imprese e con
l’inserimento di risorse umane altamente qualificate. Un sistema
economico come il nostro, basato prevalentemente sulla piccola impresa, non
favorisce certo quei grandi investimenti in ricerca e sviluppo di cui ci sarebbe
bisogno. Ma soprattutto il luogo dove si fa ricerca, l'Università, e
quello dove la ricerca dovrebbe dare i suoi frutti producendo innovazione,
l'industria, rimangono due mondi separati. Invece di collaborare
creando dei poli territoriali di innovazione e sviluppo, come avviene un po' in
tutti i paesi sviluppati del mondo, ricercatori ed imprenditori procedono
ciascuno per la propria strada come due rette parallele.
Tra gli obiettivi della sinistra, in primo piano la riqualificazione
del sistema universitario del tre più due, la nuova architettura delle
lauree, pensata come armonizzazione del sistema europeo. Per i rappresentanti
dell’Unione, in Italia c’è stata un’applicazione della riforma non del
tutto corretta. Innanzitutto perché in alcune università la formula è stata
utilizzata per la moltiplicazione dei corsi, per cui molti giovani si
sono trovati a dover sostenere il doppio degli esami che la laurea di
vecchio ordinamento prevedeva, anche se con programmi più ridotti. Il triennio
invece, secondo Volpini, avrebbe dovuto rappresentare una laurea in
grado di garantire l’accesso ad alcune specifiche attività lavorative per le
quali non c’era bisogno di quella quinquennale.
Un’altra stortura da correggere per gli esponenti della sinistra,
riguarda l’innalzamento del livello di istruzione, che il ministro Moratti ha
abbassato alla terza media. “Il nostro programma prevede di portare
almeno a 16 anni l’obbligo scolastico, garantendo così un’adeguata cultura di
base. E’ impensabile un livello di cultura così basso, è impensabile rimanere
ancorati, nel terzo millennio, a determinati livelli di istruzione”, ha
concluso l’onorevole nell’intervista rilasciata ai nostri microfoni.
L’Università è un bene pubblico, i giovani rappresentano molto di più
che i semplici utenti consumatori dei servizi erogati. Sono i protagonisti,
infatti, della didattica e in certa misura, anche della ricerca, non
dimentichiamolo.
Intervista a cura di MariaRosaria Cozza
Intervista all'On. Volpini
(articolo pubblicato il 13/03/2006) |