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Francesco Rutelli, ministro della Cultura // Foto tratta da beppegrillo.it
Dopo i tagli, una nuova rinascita culturale?   di Mascha Samarelli
Il rilancio della cultura: una delle emergenze da affrontare per il nuovo governo Prodi
Roma. "La cultura costa, ma l'incultura costa di più". Fu questo l'appello dell'AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) che nel febbraio del 2005 promosse una manifestazione in Piazza del Pantheon e al Teatro Argentina a Roma contro i tagli al FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) decisi dalla Finanziaria dell'allora governo Berlusconi. L'iniziativa, alla quale presero parte molti personaggi noti dello spettacolo come Gabriele Lavia, Giorgio Albertazzi, Pamela Villoresi, diede voce e visibilità a una situazione diventata ormai insostenibile per gli organizzatori, gli artisti e per tutti i lavoratori dello spettacolo. Il teatro italiano in particolare, che malgrado la crisi ha registrato un notevole incremento dei suoi spettatori nelle ultime stagioni, vive oggi uno tra i periodi più difficili della sua storia, fortemente penalizzato da un governo di centrodestra che nel tagliare la spesa pubblica ha mirato purtroppo anche alla cultura. Teatri che chiudono, un'industria cinematografica bloccata e la riduzione dei servizi in musei e biblioteche sono state solo alcune delle dure conseguenze che questo settore ha dovuto ancora una volta affrontare.
Più di un anno dopo il nuovo governo Prodi sembra riallacciarsi a quello slogan, puntando su incentivi e sostegni a favore della cultura, che potrebbe rivelarsi fonte di una crescita non solo sociale ma anche economica. La tutela e la valorizzazione delle risorse culturali sono dunque una delle emergenze che il governo intende affrontare. Ma come rilanciare la produzione culturale? Tra le tante proposte raccolte nell'ampio programma dell'Unione vi sono la destinazione alla cultura dell'1% del Pil, la ristabilizzazione del bilancio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali al livello previsto del 2001 e il recupero dei tagli al Fondo Unico dello Spettacolo. Tutto ciò potrebbe riavvicinare l'Italia agli altri paesi europei, che in media investono nella cultura più dell'1% del bilancio dello Stato. Inoltre, come dichiara la senatrice Vittoria Franco (DS), bisogna incoraggiare la sperimentazione e la creatività e "riaprire le porte ai giovani". Per quanto riguarda la prosa, uno dei settori più penalizzati dello spettacolo (la maggior parte dei stanziamenti pubblici è destinata all'Opera), occorrerebbe garantire un vero libero mercato e una politica meritocratica, che permettano anche alle produzioni private di entrare nel "circuito", oggi ancora troppo blindato e protetto. La designazione di Francesco Rutelli a Ministro per i Beni e le Attività Culturali sembra essere di buon auspicio. In un comunicato stampa il presidente dell'AGIS Alberto Francesconi si dichiara molto soddisfatto di questa nomina e aggiunge: "Il fatto che il ministro Rutelli sia il vicepremier del governo ci rende particolarmente lieti, perché così si accresce sensibilmente il peso politico delle attività rappresentate dal responsabile della cultura".
Si confida dunque in un'inversione di rotta del nuovo governo dopo la sostanziale incuria degli ultimi 5 anni. Ma la prudenza è d'obbligo. Per prima cosa bisognerà chiarire lo stato reale dei conti pubblici. L'affermazione del ministro Rutelli, che dichiara che "si farà il possibile per reintegrare, almeno in parte, quello che è stato sottratto al FUS di quest'anno" basta per riaccendere qualche speranza.

(articolo pubblicato il 01/06/2006)