Fino al 20 Marzo al Teatro Vittoria

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Roma. Paolo Rossi, in scena al Teatro Vittoria con Il Mistero Buffo di Dario Fo (Ps: nell'umile versione pop): un gran successo di pubblico per il teatro romano. La serata comincia con una spiegazione leggera ma dettagliata dell'origine del Mistero come rappresentazione teatrale, della sua ambientazione storica e culturale, fino al momento in cui Dario Fo l'ha reso suo, adattandolo all'era moderna e arrivando poi ad una rivisitazione "pop" del tutto personale di Rossi, cucita sul nostro quotidiano.

Nella prima mezz'ora l'artista divaga, spazia ed intrattiene il pubblico con argomenti di vario genere tra cui uno degli episodi che ha visto come protagonista il Papa Benedetto XVI.
La serata si scalda, e Rossi incomincia una serie di monologhi e di battute sulla situazione politica e di gossip che vede protagonista l'Italia: Ruby &Co. e ovviamente Berlusconi che definisce "il buffone che si è fatto Re (e viceversa), togliendo il lavoro ai buffoni" che una volta facevano ridere parlando di politica mentre oggi la politica fa ridere semplicemente con i suoi protagonisti, senza aver più bisogno dei buffoni a corte. La scenografia è spoglia: un palco di legno della commedia dell'arte costruito sul palco del teatro, un tavolo, ed un manichino chiamato Goran a rappresentare un immigrato clandestino.

E proprio parlando di Goran, Rossi illustra qual è uno dei suoi più grandi desideri: "il mio sogno è riempire un gommone di manichini, dipingerli di nero, con il mio musicista (Emanuele Dell'Aquila, alla chitarra, accompagna lo spettacolo), con i nostri vestiti da balcanici, partire di notte da Peschiera, sul Lago di Garda, arrivare a Salò e dire ai leghisti che si saranno raccolti, magari con Calderoli: scusa capo, è qui Lampedusa? Per vedere la faccia che fanno".

Intrattiene il pubblico e lo mette in mezzo, sfrutta le risposte improvvisate della gente e le plasma fino a renderle materiale da scena (Rossi: "scusate, dov'è la caserma dei carabinieri più vicina?" Ed uno del pubblico: "alle poste!", Rossi: "ho capito, a Roma ti arrestano i postini"). Poi parla del Mistero, della nascita del giullare, del lavoro di adattamento del Mistero buffo di Dario Fo ed infine del suo, di mistero buffo in versione "pop". Parla della storia di un contadino che, resa fertile la terra con il suo arduo lavorare, fu perseguitato dalla Chiesa e fu costretto ad abbandonarla.

Poi l'incontro con Cristo durante l'ultima cena, che lo trasforma in giullare, affidandogli la missione di raccontare facendo ridere. Tre ore piene di risate ed applausi scroscianti del pubblico, fino alla scena della violenza sulla moglie del contadino: drammatica e dialettale, ma piena di gestualità ed eleganza della bravissima attrice. Altro tema che tratta Rossi è la resurrezione di Lazzaro, anche questa ambientata con i personaggi dei nostri anni: Andreotti, Moro, Sindona. Poi la scena della crocifissione e della scelta tra Giuda e Cristo, avvenuta per preferenze..ed a rimetterci in questo caso e Goran il manichino, che finisce crocifisso e chiude così lo show. Non sarebbe corretto paragonare il lavoro di Fo a quello di Rossi perché troppo diversi tra loro nell'intento. C'è da dire, però, che Rossi ha rubato bene il mestiere al maestro.