Al Vittoriano fino al 29 giugno

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Renoir l’impressionista. L’artista della luce, della vita e del colore. Sicuramente queste sono tutte definizione che ben calzano sul longevo artista. Ma non sono le uniche. Renoir visse infatti, e dipinse, fino all’età di 78 anni, nonostante una gravissima artrite invalidante, e la sua ricerca stilistica non si arrestò mai, proprio come il suo pennello.

La vastissima produzione - più di mille opere – ben motiva la scelta di dedicare la mostra ad una sola parte della parabola artistica di Renoir. A quella, forse sconosciuta, successiva al viaggio in Italia (1881), e alla folgorazione, in particolare, per il Raffaello della villa Farnesina. Renoir ha già quarant’anni ma è ancora alla metà del suo percorso stilistico, che riterrà concluso alla fine del 1888: “Sono tornato al mio vecchio tocco morbido e leggero e non lo abbandonerò mai più... Non è una novità, ma piuttosto un prolungamento dei dipinti settecenteschi. Questo per darvi un’idea della mia ultima maniera di dipingere (simile a Fragonard ma non altrettanto buona)”. Se l’amore per il Settecento francese durò tutta una vita, negli ultimi anni Renoir espresse frequenti apprezzamenti per l’arte di Tiziano e Rubens, di cui ammirava non solo il trattamento della forma ma anche l’applicazione sottile del colore.

Ferme restando le differenze stilistiche tra il periodo impressionista e la produzione successiva, in cui la pennellata si fa meno densa e netta, si può però notare che alcuni elementi rimangono invariati: la scelta dei soggetti, in prevalenza modelli femminili o bambini, o la straordinaria varietà di colori che popolano ogni suo quadro sin dalle prime esperienze. O ancora la straordinaria capacità di cogliere nello sguardo l’interiorità dei modelli ritratti: ogni volto, per quanto indefinito e sfumato nei contorni, è intenso ed unico. Si può trovare questa caratteristica in ogni opera, dai bambini, ai colleghi artisti, ai ritratti su commissione, alla zingarella di strada. Da non trascurare le performance scultoree, cui l’artista si dedicò, con il “braccio” di Richard Guino, negli ultimi anni di vita: vita quotidiana, arte classica, ritratti di stimati colleghi pittori. E anche le altre numerose tecniche in cui Renoir si cimentò: litografie monocromatiche e a colori, sanguigna, carboncino, pastelli, incisioni ad acquaforte e cera molle. In tutta la sua opera l’esperienza impressionista rimane sempre profondamente radicata nello stile di Renoir, anche quando torna a dipingere in atelier e non più all’aperto rimangono nettamente prevalenti la freschezza dei soggetti, la naturalezza degli accostamenti e la fedeltà alla natura, della quale il pittore si dichiarò sempre figlio.