I dipinti di Luigi Pirani in mostra alla Galleria Il Canovaccio

pagina 1/1

Roma. La Capitale ha compiuto da poco il suo 2.761mo anno di vita. In suo onore è stata allestita la mostra personale di Luigi Pirano alla Galleria d’arte Il Canovaccio, a due passi dall’Ara Pacis e visitabile in orario pomeridiano dal lunedì al sabato fino al 24 maggio. Con questo secondo ciclo – la prima serie di dipinti, realizzati nel 2004, era titolata “Roma – lo sguardo della memoria - l’artista ci porta all’interno del suo mondo eppure fuori di se, a contemplare la città eterna.

Il concetto non è banale. Negli scorci che ritraggono una Roma silenziosa e vuota la dimensione possiede sì le caratteristiche dello spazio, ma anche un’altra dimensione, quella del tempo. Onnipresente, quasi da scovare in ogni tela in una sorta di gioco con e contro il tempo, quell’orologio con le lancette ferme sempre alla stessa ora dà una terza dimensione alla tela, la dimensione spirituale che l’artista ha voluto portare fuori di se. Molto della memoria alberga in queste opere: la morbidezza dell’olio si fonde con atmosfere oniriche ed interiori che, lungi dal perseguire una resa fotografica dell’immagine, ne evoca sensazioni e suggestioni.

Il colore gioca un ruolo fondamentale, la fa da padrone in queste strade vuote suggerendo atmosfere ora notturne ora diurne, ora rilassate ora inquietanti. Non è estraneo da questo discorso il gioco metafisico tra esterno e interno, dove la lucidità visionaria degli oggetti (il “visibile” del titolo) contrasta e si fonde con un colore assolutamente irreale (l’”invisibile”). Le 50 tele esposte in sequenza ci portano a fare i conti con noi stessi e con le emozioni che Pirani ci porta come sue ma che vanno necessariamente reinterpretate in base al nostro personale rapporto con la città, con il colore, con l’inconscio.

Una ricerca appassionata, dettata forse dalla “coltivazione” della solitudine come dialogo personale con il se che questo artista jesino porta avanti da quando era bambino. Ma c’è dell’altro: il rapporto con il tempo. Tempo che si carica di nostalgie dolcissime e di memorie sensoriali, legate a sapori, odori e vecchi oggetti come lo stesso autore rivela. Il “ticchettio interno” che pervade anche le tele incurante della propria ossessività è segno tangibile della lotta con lo scorrere del tempo, una lotta senza quartiere, persa in partenza ma combattuta con appassionante ardore. Teatro dello scontro è Roma. Fino al 24 maggio.