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Roma. Al teatro Argot di Roma sono da poco terminate le repliche dello spettacolo che ha riportato in scena un testo del sagace regista Ennio Flaiano, datato 1946, ma drammaticamente attuale. “La guerra spiegata ai poveri”, questo il titolo, è un testo che, nato dalla dolorosa consapevolezza di un conflitto appena trascorso, la Seconda Guerra Mondiale, esamina, tentando una lucida analisi, l’incomprensibile e nevrotica attitudine umana alla guerra.
Ma ciò che appare in scena non è in realtà la guerra tradizionalmente concepita, quella degli attenti piani strategici e dei rigidi calcoli, è il paradosso di una guerra mai realmente giustificata e giustificabile, un progetto militare che assume i toni dell’assurdo, ma che attira inevitabilmente a sé i pensieri e gli sforzi giustificatori dei rappresentanti istituzionali e politici, che intervengono sulla scena inizialmente con una conferenza stampa, e poi rinchiusi in una camera di consiglio.

Un presidente, un generale, un ministro dell’economia, un rappresentante ecclesiastico e un ministro delle pari opportunità, questi i protagonisti dello spettacolo, che sotto le mentite spoglie della commedia, ha i toni tutt’altro che consolatori, e lascia lo spettatore in uno stato di profonda amarezza, quella condizione di autocritica che permette di ricordare che oggi nel mondo sono in corso ventisette guerre e dieci nazioni sono sull’orlo di un conflitto. Una satira pungente ed un’ironia tipica dell’estro teatrale di Flaiano, per rappresentare l’inutilità della guerra e la stupidità umana continuamente alla ricerca di motivazioni, che finiscono per convincere anche un “povero”giovane a partire per la guerra, una necessità incomprensibile, che non si ferma al folle presente, ma è già proiettata al prossimo conflitto.

Questo il resoconto di uno spettacolo che possiamo definire una prova sorprendente del giovane regista Francesco Frangipane, che ci stupisce con la sua regia attenta, rispettosa del testo originale, ma con quel tocco di originalità che ha riportato sulla scena un testo rendendolo, nella sua drammatica immediatezza, un momento di riflessione profonda., così come era apparso nel suo spettacolo d’esordio “Fratelli d’Italia”, contraddistintosi per l’acuta ironia dal sottofondo tragico.

Ottima anche la prova degli attori: Francesco Cutrupi, Massimiliano Benvenuto, Francesco Frangipane, Francesco Sala, Davide D’Antonio, Vanessa Scalera e Antonio Fornari nel ruolo del cantastorie, perfettamente calati nei rispettivi personaggi, politici-burattini alle prese con le loro inspiegabili ossessioni e frenesie.
Interessante l’accompagnamento musicale della piece attraverso l’inserimento di alcune ballate di De Andrè, Trilussa e Boris Vian. Una triste rappresentazione quindi, dell’inettitudine moderna di fronte ad una disperazione, quella della guerra, mai davvero compresa.