Ci troviamo sulla via Nomentana, non lontano da Porta Pia, dove una maestosa cancellata ci invita ad entrare: è l'ingresso di Villa Torlonia.
Scegliendo il sentiero di destra si arriva, dopo una breve passeggiata tra alberi frondosi, alla Casina delle Civette. L'aspetto fiabesco della costruzione è frutto di ampliamenti del nucleo originale che avvennero nell'arco di quasi un secolo, dal 1840 al 1930. La casina nacque come 'capanna svizzera': concepita, cioè, secondo il gusto del tempo, come rifugio solitario e romantico dall'apparenza primitiva e selvaggia. Dal 1908 i lavori di ampliamento degli architetti Fasolo e Cambellotti la trasformarono in 'Casina delle Civette', la residenza preferita del principe Torlonia. Il repertorio di ispirazione fu quello medievale, non alieno da un certo eclettismo: serre moresche, torri medievali evocanti il gotico, merli, tetti spioventi con tegole di pietra e ceramiche colorate, cortine di mattoni a vista, fantasie di gusto orientale. Umberto Bottazzi, Duilio Cambellotti, Vittorio Grassi, Paolo Paschetto realizzarono inoltre numerose vetrate policrome con decorazioni naturalistiche, rendendo questa piccola residenza privata uno scrigno prezioso.
La Sovraintendenza Comunale ha acquistato sul mercato numerose altre opere degli stessi autori e ha allestito un museo all'interno dell'edificio, dove splendide vetrate si alternano a bozzetti e disegni realizzati con una impressionante limpidezza di tratto.
La complessa architettura dell'edificio e le sue originali decorazioni lo rendono interessante sia dall'esterno che dall'interno come testimonianza peculiare dell'eclettismo romano, evidenziando diverse fasi costruttive dalla metà dell'Ottocento ai primi decenni del Novecento.
Questo museo, unico nel suo genere, ha l'indiscusso vantaggio di un biglietto d'ingresso veramente esiguo: un ottimo suggerimento da parte del Comune di Roma e della Sovrintendenza ai Beni Culturali per passare un pomeriggio 'diverso'.
(articolo pubblicato il 17/06/2006) |