Il padiglione cinese alla 53a Biennale di Venezia

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Venezia. La Cina, un Paese affascinante e lontano, che è stato per molto tempo, agli occhi degli occidentali avvolto nel mito, positivo o negativo che fosse. Dopo la morte di Mao nel 1976, il suo primo aprirsi al mondo occidentale e il crearsi di nuove avanguardie artistiche fino alla popolarità odierna dell’arte contemporanea cinese a livello internazionale.

Il titolo che accompagna la mostra del Padiglione Cinese, la cui traduzione in italiano corrisponde a “Che ci aspetta”, è subito indicativo dell’attenzione al futuro che si percepisce in Cina dopo la sua completa apertura al mondo capitalistico e globalizzato. I veloci cambiamenti a livello sociale, economico e architettonico hanno suscitato ovviamente grandi interrogativi sulla trasformazione della eredità culturale ed etica nelle nuove generazioni.
L’espressione “Jian Wei Zhi Zhu” deriva da un testo classico, lo Shuo Lin Shang dello studioso e filosofo Han Fei Zi, e il suo senso risiede nel comunicare che le tendenze del futuro possono essere dedotte a partire da un piccolo dettaglio. Tale affermazione trova nell’arte un terreno fertile essendo uno dei momenti privilegiati di riflessione e di ricerca da parte degli autori.

Le opere selezionate dai due curatori, Lu Hao e Zhao Li, sono “work in progress” di sette giovani artisti che sono stati sia testimoni del cambiamento epocale nel loro paese che partecipi attraverso la loro ricerca artistica. I loro nomi: Fang Lijun, He Jinwei, He Sen, Liu Ding, Qiu Zhijie, Zeng Fanzhi e Zeng Hao. Come scrivono i due curatori in catalogo: "La loro arte racchiude, in modo sia intuitivo che sconvolgente, le trasformazioni che caratterizzano la vita reale cinese ed esprime apertamente ciascuno dei loro personali atteggiamenti, punti di vista e preferenze, nonché le loro rispettive origini".
Ecco così apparire l’installazione di Liu Ding dal titolo The Utopian Future of Art, Our Reality, in cui l’artista ha realizzato una serie di vetrine, che assomigliano agli allestimenti dei negozi e raccolgono oggetti di vario tipo e provenienza, sia orientale che occidentale, mostrando bene il mescolarsi delle due culture in un paese chiuso agli influssi esterni fino a due decenni fa.

Questo orientamento concettuale è seguito anche da He Jinwei che mostra numerosi dipinti ad olio su tela che ritraggono vari personaggi, tra cui spicca quello di Marylin Monroe, quale icona cinematografica e dell’immaginario personale a livello mondiale. Zeng Hao ha realizzato una altra installazione dal titolo June 6 2009 dove ha riunito una serie di oggetti che fanno parte della vita quotidiana di ogni persona, da un rotolo di carta igienica ad un barattolo di bibita ormai vuoto, da un apparecchio telefonico ad una bambola Barbie.

Anche qui la sensazione che si prova è quella di una grande mescolanza di culture e di costumi che documenta la fase di passaggio epocale e di conseguenza lo stato confusionale che la società cinese contemporanea sta vivendo e che stimolerà nuove idee e saperi.