Le suggestioni polverose di Ajossa e Carrer: viaggio fra uomo natura e terra

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  Chiara Carrer: le idee pittoriche rappresentate nella mostra

  Riccardo Ajossa: il materiale carta washi, le raffinatezze tecniche

Carte di terra. Già solo il nome è evocativo di qualcosa, qualcosa che si lascia afferrare solo in parte, un’idea suggestiva e sfuggente. Proprio la suggestione del Sentimento è la linea guida di questi lavori esposti nella éstilegallery di via Chiana 15 fino al 10 novembre.

Riccardo Ajossa ha fornito le “basi” materiali per realizzare gli esposti. Basi di carta: tra i materiali più fragili che esistono, a cui nonostante questo è stato affidato da secoli il compito essenziale di trasmissione del sapere. Quella che vediamo è una carta lavorata secondo una tecnica giapponese antichissima: la washi. La polpa viene colorata e poi lavorata con degli appositi telai, quasi come una stoffa. I grandi quadrati ottenuti di un metro per un metro supportati da pannelli bianchi sono declinati in colori tenui, silenziosi, dalle sfumature dei marroni, dei bianchi, neri e grigi. Il tutto distribuito in modo non uniforme, quasi casuale ma tuttavia estremamente armonico. Nella carta stessa sono stati poi inseriti elementi alieni come le foglie (in “Ripetizione” ad esempio) che si fondono perfettamente con la parte “superficiale” delle opere, quella curata da Chiara Carrer che ha apposto i suoi segni con varie tecniche dai timbri a stampa alla semplice matita. Due dimensioni dunque che ritroviamo osservando da vicino le opere.

La terra, presente nel titolo della mostra è il minimo comune denominatore tra l’uomo e la natura, terra da cui tutto nasce e in cui tutto finisce. Uomo e natura: rapporto tanto stretto quanto trascurato. È ad esempio in “Inatteso” che questa relazione si palesa dimostrando quanto essi apparentemente distanti in realtà non lo siano. Il muscolo sotto il timbro “inatteso” è simile per struttura all’albero che si trova più sinistra, oppure in “Ancora e sempre rifiorirà” dove la applicazione di fiori è proprio vicino allo scheletro di un palazzo. Uomo e natura vicini e ancorati alla terra richiamata continuamente dai colori utilizzati. E c’è spazio per l’amore e la morte a cui la vita è indissolubilmente legata. L’amore rappresentato è quello tardo, non guidato dalla passione accecante della gioventù, ma più mite, maturo, corredato sì di difficoltà nuove che fanno paura, ma pur sempre amore, con tutta la sua forza. Le quattro mani in alto a destra protese verso il centro lo simbolizzano perfettamente, inoltre a richiamare nuovamente il legame con la terra, sembrano essere radici che paiono gettarsi nel riquadro marrone. Poi la morte in “Quando la morte vi separerà”, dove a mio avviso la sintesi tra il lavoro dei due artisti raggiunge la massima espressione. Il viso appena accennato è avvolto dal grigio, si profila in uno spazio neutro, e si rivolge verso il marrone dell’esterno, torna dunque alla terra, da dove tutto parte e dove tutto ritorna.

Da questa esposizione non ci si aspettino sensazioni forti, quello che arriva è un Sentimento leggero che si posa gentile sullo spettatore. Leggero come i fiori o le foglie secche dentro e sulla carta. Leggero come questa carta tessuta.