Dalle radici dei baobab alla Vetrina di Roma una mostra sull'arte contemporanea africana. Fino al 2 dicembre

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Questa è un'Africa che non ti aspetti, un'Africa da guardare, che si mette in mostra. Stavolta non è l'Africa della povertà, della malnutrizione, della guerra, ma è l'Africa colorata, l'Africa che vuole vivere, costruire. E quale lingua migliore e universalmente comprensibile se non l'Arte per raccontarsi? Quarantasette sono gli artisti esposti dal 1° ottobre al 2 dicembre in una mostra gratuita alla Vetrina di Roma organizzata dalla National Gallery di Firenze a cura di Luca Faccenda e Marco Parri.

Il percorso di snoda in più di venti stati africani partendo dall'Etiopia per finire in Senegal.
È una grande possibilità per scoprire un continente costantemente associato solo ai suoi mali. Noi, che siamo sempre a caccia di un'emozione, per una volta non cerchiamola nella televisione e i suoi programmi lacrimosi, ma lasciamoci catturare da queste tele e sculture. Contemplando queste opere di emozioni se ne provano tante e forti. Guernica, ecco a cosa ho pensato guardando "Le guerre tribali in Africa" di Gorge Lilange, una tela enorme e complessa che ti fa perdere nella contemplazione di tutte le storie che racconta, tra capanne che bruciano , madri con bambini, uomini feriti e che feriscono, il tutto immerso in colori forti, violenti, decisi.

E poi magari poco più in là ci si scontra con Asante in tele come "Volando in Africa" e "Fiori" dove le farfalle hanno la delicatezza di petali di rosa e si muovono armoniche in uno spazio-non-spazio bianco. O gli splendidi alberi di Engdaget Legesse dove non ci sono fronde, ma tutto si confonde, si mescola in un'atmosfera atavica, magica, misteriosa. Margaret Majo, una tra le più importanti artiste donne, regala all'esposizione delle sue creazioni: geometrie perfette su tappi di soda che insieme si fondono in un disegno globale, semplice sia nell'uso del colore che nelle forme, opere che non sono fatte per un osservatore disattento, ma che invitano a scoprire il dettaglio, ad andare a cercare la minuzia, oltre la semplice occhiata superficiale. Non mancano i temi sociali, raccontati ad esempio da Lukawu , giovanissimo pittore congalese che nel suo "Mercato delle Teste" ci narra la storia delle mogli che vendono le teste dei loro colti, ma inutili mariti in cambio di cibo.

Tutte le opere in mostra sono raccolte nel libro "Africa Today the dark side of the Art", già tradotto in diverse lingue, in vendita nello spazio espositivo. Parte dei proventi andranno a sostenere il progetto Baobab che promuove la fondazione di quattro facoltà universitarie in Ghana, tra cui una scuola per diventare infermieri. L'obiettivo dichiarato è di avviare quello che è stato definito con una delle più belle espressioni che abbia mai sentito: un circolo virtuoso, per aiutare davvero il continente a crescere e a rendersi indipendente dalla nostra carità. Queste sono le storie di un mondo, un mondo a cui ci siamo accostati con la prepotenza e l'assurda volontà di plasmarlo con le nostre regole, i nostri schemi, le nostre lingue. Sotto alle macerie della colonizzazione, sotto tutti i guai e problemi c'è un incredibile anzi un inaspettato fermento di forme, colori, dinamismo che richiama attenzione e che indubbiamente saprà conquistare lo spettatore.