Lo schiaffo della realtà di Riccardo Mazzoni 2/2
Purtroppo è tornato come uno schiaffone agli italiani. Le realtà descritte nei filmati, e integrate successivamente da Travaglio, Gatti, Borromeo, sono note a tutti, od almeno a tutti quelli che viaggiano per l'Italia. Eppure, come fece notare a suo tempo Carlo Freccero, se non compaiono in TV queste realtà non vengono percepite come esistenti. Rivederle improvvisamente dopo quattro anni ha avuto un effetto impietoso. L'Italia è veramente così incivile, così uguale a tutto il resto del mondo? E si lega perfettamente con una frase detta da Santoro che, forse, è passata normalmente ma in realtà è apocalittica: in Italia, per difendersi, devi essere un privilegiato. Triste realtà.
Le inchieste presentate, come le integrazioni, hanno avuto un tono deciso ma non inquisitorio, preciso ma non polemico. E' stato un grande sforzo ma la qualità ne ha giovato. Infatti tutta la puntata si è presentata come un tutto organico, un'unica impalcatura che, data la durata, a tratti è stato difficile mantenerne insieme i pezzi. Anche parti strettamente funzionali, come la Borromeo, sono state curate, mostrando una rivalutazione del parlato, che ha costretto lo spettatore a seguirle con attenzione. L'intervista finale della Jebreal, con domande semplici, rappresenta lo spunto finale che aiuta lo spettatore a formarsi un'opinione. E sembra proprio questo il punto che sta a cuore a Santoro: che lo spettatore, anche quello che non è un suo fan, sia in grado da solo, valutando tutto il materiale fornitogli, di formarsi un'opinione, che sia a favore della puntata come contraria, ma l'importante è che ragioni.
(articolo pubblicato il 10/09/2006)
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