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Videoart?   di Alba Jiménez
Il “Loop 06’: the place for videoart lovers” rende Barcellona la capitale europea del videoart
Più di un migliaio di schermi, con delle luci al neon, collocati su una struttura metallica con tre canali video. Diciassette televisioni in cui si vedono le fasi lunari grazie ad un segnale di luce con una calamita nei tubi a raggi catodici (da dove si emettono gli elettroni che colpiscono il fosforo che c’è all’interno dello schermo televisivo affinché si illumini).
Questa è un’arte, si chiama videoart e uno degli artisti più famosi è l’autore delle opere anteriori, il coreano Nam June Paik. Però, è anche videoart l’ultima opera della compagnia di danza spagnola “Erre que erre” nella quale si usa il linguaggio audiovisuale per mostrare il movimento del corpo. Quindi, cosa si intende per videoart? La videoart si basa nell' uso di strumenti propri del video, cioè dei proiettori, dei registratori, degli schermi televisivi, delle macchine digitali, sempre con un proposito artistico. Insomma, la videoart è l’arte del video, ma anche l’arte della sperimentazione, della ricerca, del rinnovamento, degli argomenti infiniti, della trasgressione e della mescolanza delle arti. Ecco, per esempio, il lavoro del catalano Marcel·lí Antúnez che alterna la musica, i colloqui e la danza per mettere in scena un’utopia chiamata “Transpermia”.
A Barcellona, dove l’euforia, l’allegria e la felicità sono scoppiate a causa del calcio, è cominciato il “Loop 06’, the place for videoart lovers”. Il “Loop” è diviso in due: “Off loop”, un festival il cui scopo è dare supporto e simulare la creazione d’arte nazionale e internazionale fatta con il video, e “Loop fair”, la prima fiera di videoart del mondo. Dal 10 al 21 maggio, 46 artisti e 43 gallerie d’arte di 14 paesi mostrano le sue creazioni e le sue collezioni nelle camere dell'Hotel Pulitzer, nel centro di Barcellona. Inoltre, in 50 spazi della città si possono vedere i lavori di più di 400 artisti sebbene vi sia, un’attività che mi piacerebbe distaccare: la “One Minute Suite”, una selezione di films di un minuto.
Nonostante il nome in inglese, l’origine della “One Minute Suite” procede da un’iniziativa italiana: il “VideominutoPopTV”, un festival nato a Firenze in cui i video non possono durare più di sessanta secondi. E, a Barcellona, questa ricerca della sintesi è arrivata nei mezzi di trasporto pubblici. Nelle fermate della metropolitana ci sono degli schermi dove si possono guardare questi video. Secondo me, questo è una mostra della trasgressione, della sperimentazione e del rinnovamento del videoart. Anche se è un’arte poco popolare e lontana della cultura di massa, nell’arte del video c’è un grande senso della democrazia: tutti quelli che prendono la metro lo possono godere. L’arte in strada, l’arte per tutti.

(articolo pubblicato il 2!/05/2006)