A Roma, Genzano e Frascati: 6 - 13 maggio 2010

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Roma. Si sta svolgendo al nuovo Cinema Aquila un festival cinematografico coinvolgente, internazionale, brillante e spiritoso: il TekFestival, che propone in questa nona rassegna sessanta titoli provenienti dalle produzioni indipendenti, documentari e lungometraggi narrativi, numerosi ospiti, incontri con il pubblico, videoinstallazioni, mostre, workshop e masterclass.

Nessuno potrà rimanere deluso dall'ampiezza degli scenari portati, dai contenuti espressi, dalla possibilità di venire in contatto diretto coi registi e protagonisti dei film: dal 6 al 13 maggio si assisterà "Ai confini del mondo...dentro l’Occidente".

Mai titolo fu più azzeccato: il concorso doc italiano, lo zoom sui cortometraggi, la rassegna sul cinema delle donne, anche lo spazio Tequila sunrise dedicato al centenario della Rivoluzione messicana guardano e ci trasmigrano nella nostra cultura europea, fatta di idee, immagini, colori ed anche odori, data la qualità dei film che trasmettono anche questo senso impossibile per il grande schermo.
Per voi abbiamo seguito la sezione dei documentari e quella dei corti, molto intensi per le tematiche trattate.

Documentari

Strade di casa segue un tema fisso: il significato della casa per la comunità di occupanti del Casale de Merode di Roma. Diretto da Alberto Antonio Dandolo, è un mediometraggio di semplice impostazione classica ma di azzeccata scelta delle persone che raccontano, spiegano, soffrono sul valore della casa, sul perché hanno scelto di occupare uno stabile (ex liceo artistico) per farne la propria dimora, sul tipo di organizzazione richiesta per gestirla in autonomia. Concetti semplici ma ben espressi e profondi, un problema tipicamente romano quello delle case occupate ma in realtà italiano e mondiale, dato che le situazioni si ripetono. Da vedere.

Residuo fisso è di tutt'altro genere, mette molta angoscia: la brava regista Mirta Morrone, produttrice di sé stessa con la casa K. Wadati, mostra le indagini effettuate nel 2007 sull'acqua della Val Pescara, vicino Popoli in Abruzzo, contaminata con elementi chimici cancerogeni da una discarica abusiva nascosta, che accoglie materiali estremamente pericolosi e nocivi: 480.000 tonnellate di scarti chimici a diretto contatto con le falde acquifere. Un'analisi scientifica impeccabile così come la dimostrazione della negligenza della politica nel non contrastare ed evitare i danni ormai provocati.

The Holy Family. Un ramone a Roma è un semplice, elegante ed incisivo racconto di un gruppo di fan del gruppo rock Ramones, molto noto dalla fine degli anni '70 fino ai primi del '90, che li ha seguiti a suo tempo così come adesso, facendoci immergere pienamente nelle scelte ideali, ideologiche, pratiche e musicali di un gruppo di romani e non solo nel corso di quegli anni, con filmati ormai storici ed importanti, che fanno rivivere le emozioni e il clima culturale del rock e punk in Italia. Di questo documentario si può costruire una "teologia negativa", ossia descriverlo tramite delle negazioni: non è noioso, non è patetico, non è narcisista, non è involuto, non è ideologizzato. Un vero sollievo! Al termine della proiezione non si può che rimanere soddisfatti nel vedere semplici cittadini italiani, gente come noi, che ha vissuto intensamente la passione per un gruppo rock internazionale, filmando e documentando tutto, avendo quindi a disposizione un insieme di memorie concrete, moderne, a colori, adatte a descrivere la semplicità organizzata con la quale un gruppo di ragazzi si ingegna per vivere quella passione che è difficile spiegare e più facile da vivere. Questo documentario di Uliano Paolozzi Balestrini lo trasmette, la tensione ideologica che già anticipa la decomposizione politica degli anni '90, la voglia di avere come punto di riferimento persone che hanno dedicato alla musica tutta la loro vita in modo genuino, generando altrettante genuine emozioni e ricordi: in una sola frase, l'attuale lotta tra il genuino perduto e il falso dominante.
Laurentino 38 cambia contesto: Valentina Pisicchio, la regista, ha voluto omaggiare i diciotto anni di occupazione e centro sociale al Laurentino 38, quartiere di Roma, descrivendo le varie fasi, l'epopea, che accompagna sempre queste lotte cittadine per l'acquisizione di spazi e l'autodeterminazione della propria volontà e gusto. Montato in modo un po' grezzo, non approfondisce la parte storica ed ideologica, soffermandosi piuttosto sulle persone che hanno vissuto tale esperienza.
Debito di ossigeno invece è una lucida e senza speranza analisi dell'attuale crisi economica. Lungi dall'esser radicato al contesto storico particolare, che lo farebbe scadere tra pochi mesi, mostra le dinamiche interne di due famiglie ben scelte: Fulvia, formazione artistica in perenne precariato in call center con bambino a seguito; la famiglia composta da Daniele e Sabrina, dove entrambi sono stati licenziati in tronco senza preavviso, vedono i loro sogni (materialmente rappresentati dalla loro casa) svanire in una caduta libera che non riescono ad arrestare.
Fondamentali le dinamiche presentate: i dubbi, le scelte, il futuro non prevedibile, i sogni infranti, la frustazione, l'assenza di una propria vita. Fulvia dice una frase magica: "noi non siamo mai stati poveri", dove con questo afferma che non abbiamo la capacità di fermare la caduta libera verso la povertà, non abbiamo la capacità di reagire psicologicamente ad un abbassamento di livello di benessere che per le generazioni post '68 non è dato sapere.
Prodotto da Alberto Osella Partners, vede la regia di un bravissimo Giovanni Calamari.

Corti

From Zero TV ha proposto molti corti belli. Uno di essi è un esilarante racconto che poggia sulla tragedia del terremoto abruzzese: in tre minuti un abruzzese e un arabo che hanno perso casa mangiano insieme un'anguria e dei fichi. Un momento di raccoglimento per parlare del confronto tra culture e religioni, con scambi freschi di battute.
La casa verde di Gianluca Brezza è uno spettacolare corto-documentario su un problema tanto ridicolo quanto serio: la nuova sede della Regione Lombardia è stata costruita abbattendo uno splendido bosco a Milano ed inglobando la suo interno una palazzina verde, abitata da normali cittadini. In 22' si dipana tutto il problema, le storie delle persone, la loro vita, la lotta tra il diritto di vivere dove si è scelto di vivere e la cieca macchina statale, che non guarda o non sa guardare dove andranno a finire i propri uffici, o meglio ancora gli uffici atti a dare servizi al popolo con governanti eletti dal popolo. E' prodotto da KostuKa Production.
Tolleranza Zero è un cartone animato favoloso, bellissimo e divertente, irriverente ed amarissimo sulle ipocrisie della nostra occidentale società: in soli quattro minuti i registi Virginia Capoluongo e Francesco De Collibus ci regalano una lezione di storia, politica, sociologia e arte: da non perdere in nessun modo!
La sabbia negli occhi di Ram Pace segue il tema della vendetta, del farsi rispettare, della tristezza di un vecchio solo e senza lavoro che, su un gesto di sana maleducazione, accoltella l'aiutante di un capo cantiere. Ben esprime un sentimento diffuso, il farsi giustizia da solo, che si acuisce nei momenti in cui si nota che la giustizia dello Stato viene a mancare troppo spesso.