Un film caratteristico di una situazione dei trentenni-quarantenni, di voglia di amare assolutamente non esaudita

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Roma. Presentazione da FilmStudio, via degli Orti d'Alibert, del film Sfiorarsi di Angelo Orlando. Atmosfera raccolta, anche per le dimensione del cinema, per un lungometraggio (99 minuti) che narra della difficoltà di amare, di essere amati, della volontà innata dell'uomo, e della donna, di ricercare un'altra persona con la quale condividere la quotidianità, i successi (rari) e gli insuccessi (tanti). Celine (Valentina Carnelutti), attrice di teatro e di cinema, vive un momento della sua vita, alle soglie dei trentanni, in modo disordinato. Vuole un uomo accanto a sé, ne ha avuto già un altro dal quale si è divorziata con figlia, sente la sua vita incompleta ma non riesce, per tutte quelle complicazioni riassunte in un momento del film (Celine nello spogliatoio dopo la lezione di danza): ci si è costruiti una vita in un certo modo, si credeva che il sogno dell'amore eterno si sarebbe verificato, avevo previsto tutto eppure lentamente molte delle rigidità devono crollare sotto i colpi di una realtà che non vuole ascoltarti.

Paolo (Angelo Orlando), fotografo quarantenne, è in mezzo ad un guado: continuare a sentirsi giovani quando ormai la gioventù è passata, rincorrendo ragazzine di 18 anni, o andare avanti, diventare uomo con le sue responsabilità? Curiosamente, è proprio la madre, perfettamente interpretata da Giovanna Petretta, a dare la chiave di interpretazione del personaggio: una famiglia troppo apprensiva ha costretto il figlio a trovare una diversa interpretazione della vita, anteponendo una distanza fra sé e i suoi doveri di uomo e di padre di famiglia, distanziandolo dalla via naturale di rapportarsi con la società e riducendolo scontento con un lavoro che gli dà soddisfazione. Perché è questa la condizione molto diffusa nella società italiana: lavoro soddisfacente e vuoto sentimentale. Non va come giustificazione il fatto che Paolo abbia comunque ricercato fin da giovane molte storie con le ragazze: da passione giovanile si doveva evolvere in una ricerca più profonda.

Il film si snoda, in generale, su una ricerca globale dei due personaggi, che si rincorrono nel corso di diversi anni della vita, giungendo alla fine del film alla sovrapposizione d'immagine di Celine, che finalmente ricorda Paolo come quel ragazzo conosciuto al mare tanti anni prima. Un appunto: è ormai troppo ricorrente l'idea formale di aprire e chiudere un film partendo dalla scena iniziale, dando l'idea allo spettatore della circolarità, di un discorso che si chiude, di un corso e ricorso della storia. Non è necessario, una buona sceneggiatura può anche fare a meno di questa tecnica.

Un giudizio generale del film deve partire innanzi tutto dalla constatazione, anch'essa ormai abusata ma sempre vera, che se fosse proiettato in televisione al posto delle solite fiction l'Italia farebbe un balzo in avanti nella cultura entusiasmante. Infatti, la realtà della storia rappresentata è notevole, è vera, polverosa, girata proprio nelle strade e per le strade di Roma e Parigi, riportando l'odore di quei quartieri durante l'estate, il sapore del mare durante le vacanze spensierate e gli interni disordinati, emozionanti degli appartamenti, veri crocevia di persone, emozioni e sentimenti. E' un film caratteristico, è una fotografia di un momento di italiani, Valentina Carnelutti fornisce una prova matura e saggia di recitazione, sapendo cogliere i tempi giusti per regalare le emozioni agli spettatori. Ottimi gli altri attori non protagonisti, evidentemente scelti con molta cura e che rendono onore al film.
Rimane di fondo una certa struttura che tendenzialmente vuole evitare la formazione degli stereotipi, volendo fare un paragone è come ascoltare per la prima volta Mahler: rispetto ai classici si rimane interdetti nella non evidenza del motivo ricorrente che lega e porta avanti il discorso compositivo: ha i suoi pregi intellettuali, ha i suoi difetti nella mancanza di riferimenti, nella idea della sceneggiatura che punti certi non ve ne sono nella vita. Una nota negativa: la fotografia, sicuramente voleva evidenziare alcuni momenti bui della vita di entrambi i protagonisti, spesso ha rappresentato solamente un buio momento durante la ripresa delle scene.