Un film che descrive una realtà ben nota ai giovani, poco ai genitori. Uscirà il 7 novembre nelle sale

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Roma. Una realtà fine-adolescenziale assai diffusa, che i giovani attuali conoscono bene e che li suddividono in due fazioni: chi partecipa, chi non partecipa, quella dello sballo e del dovere del divertimento, da raggiungere ad ogni costo, da costruirci sopra uno stile di vita frenetico, amorale, di dominio sulla realtà. Un gioco da ragazze, primo film di Matteo Rovere prodotto da Maurizio Totti con la co-produzione di Rai-Cinema e Colorado Film, narra un periodo della vita di tre diciassettenni: Elena, Alice e Michela, interpretate rispettivamente da Chiara Chiti, Nadir Caselli e Desireé Noferini. Sono della Roma bene, frequentanti un liceo privato. Le tre ragazze studiano, anche con buon profitto ma in generale pensano a divertirsi, come è normale alla loro età. Il punto è che vogliono proprio lo sballo, andare oltre e la capetta del gruppo, Elena, aiuta sinceramente le sue amiche impasticcandole a dovere. Hanno voglia di bruciare tutto: l'età, i primi rapporti completi, i vestiti firmati, in una corsa forsennata a consumare. Ma c'è dell'altro, del patologico in Elena. Ha un innato senso del comando, vuole dominare e spesso distruggere le vite degli altri. Osservando la costruzione della sua famiglia, ha assorbito il peggio di quel lento metodo di infognare con educazione le persone che hanno fallito, che non hanno raggiunto traguardi, che non possono più permettersi un certo tenore di vita, anche se tentano togliendo la felicità agli altri perché lei, per prima, non l'ha mai sperimentata. E non sa sperimentare e vivere sentimenti, ha bisogno solo del comando, dell'essere perfetta (e in questo la scena finale del film merita un applauso, è forse la parte più originale e più wildiana di tutto il film). Attorno alla sua figura si costruiscono atteggiamenti da bulla, soprusi vari, rubare l'intimità dei fidanzati delle sue amiche, addirittura far soccombere il suo insegnante di italiano che, a detta sua, si era messo in testa di salvarla, redimerla, con un esito assai controverso e violento.

Un'opera prima assai interessante, ben recitato, che appare però già adesso un po' datato. Sarà difficile che possa rimanere un film classico, senza tempo, perché assai contestualizzato: l'indicazione di una nota catena di negozi di dolci a Roma, l'ambientazione delle corse spericolate sull'Appia Nuova, alcune confezioni di profumi che sono attuali ma non lo saranno più a breve sono tutti indicatori che in un futuro sarà difficile ricostruire i collegamenti col reale, dal quale il film trae tutta la sua forza. Al di là di questo, la costruzione della trama è assai comprensibile, rimane l'intelaiatura del personaggio che è uno schema persistente, che non rimane confinato al 2008, rimane il discorso sempre attuale dell'organizzazione umana, improntata alla gerarchia, alla ricerca del potere, con non pochi rimandi all'inizio di 2001: Odissea nello spazio e Arancia Meccanica. Unica nota: la soggettiva usata abbondantemente a volte rischia solamente di produrre immagini troppo in movimento, troppo mosse, di difficile visione.