Nelle sale dal 15 Aprile

pagina 1/1

Solo in Italia si poteva definire blasfemo un raffinato film come Habemus Papam di Nanni Moretti. Benché ambientato nella Curia Vaticana, esprime il totale senso di inadeguatezza che la nostra società europea, italiana in primis, vive all'avanzare del collasso economico americano, del flusso di migranti inarrestabile e di una crisi di valori che altro non è che una crisi di fiducia in noi stessi.

La persona scelta a rappresentarci è il Papa, la figura per eccellenza votata all'assoluta fedeltà al dogma, alla pastorale cristiana e alla comunicazione della certezza della fede, come riferimento per una vita ricca di spiritualità e votata all'amore verso il prossimo, così Gesù ci ha amati. Una persona che incarna l'assoluto senso di dovere, che assurge come Vicario di Cristo ad una natura inossidabile.
Ha problemi con la fede? E' la domanda che lo psicoanalista (Nanni Moretti) rivolge al Santo Padre (Michel Piccoli) appena eletto e che compare nel trailer del film. Una domanda fortissima ma la risposta non è: sì, ho problemi con la fede, bensì mi sento inadeguato al ruolo. Un'ammissione di debolezza umana, di guardare ad un compito che si sente più grande delle proprie capacità. Come la nostra società occidentale: si sente non capace a fronteggiare una realtà non figlia del dualismo capitalismo-comunismo, lontana dagli assi dell'Ottocento, finalmente libera di poter scegliere il proprio futuro.

Il regista ha voluto sondare con eleganza la possibilità che un Papa possa rifiutare l'incarico ricevuto con la sua elezione perché si senta inadeguato per un compito così importante e quali soluzioni si possono adottare in merito, la fragilità di un essere umano come tutti, la necessità di vedere un dogma non applicabile e non saper come agire, ossia la contraddizione più pura. Riprendendo il simbolismo, è l'Europa stessa che in questi anni sta rifiutando il suo ruolo di guida del mondo, soprattutto economico, e si è ritrovata ad essere molto fragile, con quelle paure ed angoscie tipiche di chi ha perso i suoi riferimenti culturali ed economici.

Moretti scandaglia anche le profondità di un'organizzazione umana, le sue necessità di avere un punto di riferimento prossimo, umano o totem: la fede sembra vissuta come accessorio, mentre è fondamentale avere il possesso di un oggetto, da poterlo toccare, vedere e vivere che infonda nell'animo della persona sicurezza. In questo, non si potrà che notare una critica al capitalismo in genere che riporta l'attenzione dello spettatore sulla serietà che richiede una fede religiosa e sulla mancanza di questa serietà.

E' un Moretti che analizza domande e una condizione che si verifica con l'avanzare dell'esperienza di vita: interrogarsi sulla natura umana e sulle motivazioni, anche irrazionali, che la spingono verso determinate scelte. In questo ha suscitato scalpore l'aver reso il Papa una persona umana coi suoi problemi, che sono anche nostri, una visione laica (ma da Moretti c'era da aspettarselo) e quindi protestante ma negare l'avanzamento della secolarizzazione significa perdere la battaglia del tempo e della fede.