Tanta buona volontà per un film verista su una tematica come il bullismo sempre attuale, con attori giovanissimi

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Un film sul bullismo, sulla violenza sottile che imperversa nella nostra democratica e felice società italiana: "Nient'altro che noi" di Angelo Antonucci, in sala dal 17 aprile, vuole ricomporre il quadro rotto del bullismo nelle scuole italiane. Quadro rotto: l'informazione ha sparso luoghi, persone e pericolosità di questo fenomeno in molteplici spazi che disperdono la sua realtà, la sua consistenza, le cause che lo generano.

Trama articolata: in una scuola di Roma, in una classe del quinto anno di liceo, si innesta un nuovo alunno, Marco (Andrea Lucente). Egli diventerà, nonostante la sua intelligenza, la vittima di atti di bullismo da parte del compagno Miki (Gabriele Merlonghi), che gli farà passare una vita d'inferno. Nonostante l'amicizia di Federico (Daniel Bondì), Sara (Annica Rodolico) e l'amore di Elisa (Martina Menichini), la violenza non diminuirà, anzi diventerà persecuzione, mostrando tutto il carattere distruttivo che il bullismo ha insito nelle sue caratteristiche, culminando con un atto di delinquenza con conseguenze tremende per Marco.

A questo panorama di crescente violenza, si innestano tanti sguardi sulla vita di Marco e Miki, utili per comprendere la genesi delle loro azioni e per veicolare il messaggio che il bullismo non si identifica con la scuola, ma con le persone.
Le lezioni di violino col Maestro (Philippe Leroy) di Marco, i continui litigi tra i genitori di Miki e la sua attività di spaccio della droga, la famiglia da ricomporre di Marco dopo la morte del padre (con la madre interpreta da una precisa Francesca Rettondini), quadri che si susseguono con giusto tempismo nel raccontare e nel fornire lezioni di vita, queste forse un po' troppo statiche.
Soprattutto la lezione che i bulli poi vivranno male, non avranno le capacità per vivere: le avranno eccome! Sono forse i soggetti più resistenti nel superare la selezione, proprio perché abituati presto a lottare per sopravvivere.
Un film verista, dove il punto d'inizio della debolezza dei soggetti come Marco e del bullismo di Miki partono dalla famiglia, lì si concentrano le storpiature di personalità e forza che poi possono portare a queste situazioni. Molto importante è la scelta del regista di soffermarsi sul fatto che il bullismo parte da una superiorità di linguaggio, o sua inferiorità nel soggetto debole, arrivando in secondo momento alle violenze fisiche.

Il parco attori principali è giovanissimo (tra i 19 e 21 anni) e merita molta attenzione: Annica Rodolino l'abbiamo vista molte volte nelle pubblicità TIM accanto a Christian De Sica; Martina Menichini è bella e brava interprete della ragazza che ripudia ogni forma di violenza, che cerca di opporsi a Miki iniziando un'altalenante storia d'amore con Marco fatta di piccoli gesti delicati; Andrea Lucente sa con precisione interpretare le debolezze del personaggio e Daniel Bondì e Gabriele Merlonghi possiedono le caratteristiche giuste per poter proseguire nella carriera attoriale.