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Muccino è cresciuto, maturato, fino ad affermarsi completamente anche a livello internazionale. Il suo nuovo film ne è la dimostrazione: “Sette anime”, seconda pellicola girata con la collaborazione artistica dell’amatissimo Will Smith. Le particolarità caratteriali ed artistiche del giovane regista hanno colpito anche il pubblico statunitense: l’attaccamento al tema dell’amore ed i suoi sempre diversi punti di vista, l’importanza che da ai rapporti umani, lo hanno reso un regista alla moda per giovani e giovanissimi, anche oltre oceano, maggiormente interessati alla forma che al contenuto ed alla profondità della pellicola. Will Smith interpreta un uomo triste, distaccato dalla realtà, nel pieno della depressione che vede nel suicidio l’unica via per uscirne. Prima di commettere questo atto decide di riscattarsi facendo del bene a sette persone, che per motivi diversi, hanno bisogno di aiuto.

Ben (Will Smith) per loro si rende pronto a dare tutti i suoi averi: materiali e non, affinché queste sette persone raggiungano una felicità interiore che permetta loro di vivere il resto della vita in una situazione di pace totale con tutto ciò che li circonda. Il tutto è condito dall’amore di Emily, interpretata da Rosario Dawson, che sebbene malata di cuore non è preoccupata di innamorarsi. Con lei, Ben, scoprirà un amore puro, diverso, unico.

Trascorsi appena due anni da “La ricerca della felicità”, Muccino realizza una pellicola ricca di emozioni, estremamente drammatica che affronta temi dolorosi come la malattia, la morte, l’elaborazione del lutto, l’essere capaci di perdono e i sensi di colpa. E’ un viaggio nella sensibilità dell’animo umano, delle sensazioni e delle fragilità che possono presentarsi tutti i giorni. Sembra il solito discorso semantico tra bene e male, ma è proprio attraverso gli eventi drammatici che emerge l’amore, il senso della vita, l’altruismo totale verso gli altri, e dove anche il destino si affaccia.
Difettosa la sceneggiatura di Grant Nieporte, che non consente allo spettatore di entrare nella mente di nessuno dei personaggi presenti nel film.
Alcune scelte tecniche, di regia, non sembrano motivate, ad esempio la messa a fuoco alternata durante i dialoghi.

Smith non sembra trovarsi proprio a suo agio nei panni di Ben, sembra ancora troppo legato alla popolarità hollywoodiana. A salvarlo, la bravissima Rosario Dawson, figura che spicca notevolmente accanto a lui. Nel cast artistico presente anche Connor Cruise, il figlio adottivo di Tom Cruise.

Nonostante tutto, il film incuriosisce e pone lo spettatore davanti a domande classiche su cui spesso non c’è una risposta e diventa troppo difficile rifletterci sopra, in maniera privata. Ben, uno di noi, un uomo qualunque che sceglie la via della morte per donare la vita ai piu’ meritevoli..