Ecco il sequel di Milano-Palermo, solo andata

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Film che rappresenta il sequel di quello che nel 1995 fu un film molto apprezzato (Milano – Palemo solo andata), tanto da vincere importanti premi tra cui il David di Donatello e il Festival del cinema d’azione.

Il regista Claudio Fracasso con questo sequel vuole emozionare una fascia di pubblico, riunendo Bova, Giannini e Memphis per gli amanti del cinema di genere, utilizzando la mafia come pretesto per adattarci sopra il ritmo, la velocità, la trama di una storia d’azione.

Attraverso l uso “catalogato” che il regista fa del linguaggio cinematografico, fatto di sparatorie e scene forti, inseguimenti, opposizione continua tra il buono ed il cattivo crea situazioni a dire il vero emozionanti, dalla giusta tensione, come nel cinema americano.

Il risultato di tutto questo è pero’ un pacchetto che piu’ che cinematografico e’ totalmente adiacente al piccolo schermo: gli attori, l’interpretazione, la storia (ricordandoci tutti i film televisivi che Bova ad esempio ha fatto circa questo tema a partire da Ultimo in poi che ha aperto la strada a molte serie televisive in onda ancora oggi), la struttura, l’ambientazione: tutto porta ad un film di natura semplicistica.

Raoul Bova fa parte della scorta dell’ex pentito di mafia Turi Arcangelo Leofonte, destinato a tornare in Sicilia con una nuova identità gia’ scoperta però dalla mafia che vuole vendicarsi, restando coinvolto in assalti ed omicidi durante questo viaggio di ritorno.

Ed è proprio in questo ritorno che il film appare in primo luogo poco credibile e smonta la qualità dell’intero film: sparatorie tra la gente nei centri città, viaggio lungo e dispendioso di energie e di logiche mentali. Probabilmente gli sceneggiatori ed il regista hanno preferito prediligere quegli elementi che, seppure poco credibili, riescono in qualche modo ad emozionare il pubblico.

Nulla di nuovo insomma, sembra un deja vu di grandi dimensioni nonostante l’interpretazione buona di tutti gli attori che appunto, non riescono a sostenere l’intero sviluppo del film, nonostante la loro decennale esperienza nel genere.

Il regista si difende cosi’: non mi interessa il fatto di essere credibile. Nessuno lo chiede agli americani e non vedo perchè debba farlo io”. E, purtroppo, anche questo è vero…