Il suo personaggio, le emozioni provate sul set, il rapporto con Roberto Faenza: Anna si racconta, svelando tutta la sua preparazione per il film tratto dal romanzo di Federico De Roberto

pagina 1/1

In una pausa lavoro di Anna Marcello, sempre impegnatissima sui set con nuovi personaggi da interpretare, la intervistiamo sul suo ruolo di Chiara nel film "I Vicerè" di Roberto Faenza, attualmente in proiezione nelle sale. Nel prosieguo i nomi sono abbreviati in: Riccardo Mazzoni RM, Anna Marcello AM.

RM: Anna Marcello interpreta Chiara nel film "I Viceré" di Roberto Faenza. E' un personaggio estremamente complesso: lo potresti descrivere?

AM: Chiara fa parte di questa famiglia basata unicamente sul potere, quindi anche lei crede unicamente in questo aspetto. Nel film rappresento questo donna come una debole, di corporatura, d'aspetto. E proprio per questo non in grado di portare avanti una gravidanza. Infatti, dopo tre gravidanze si accorge di non potere avere figli, e lì viene fuori la cattiveria, l'arroganza, il volere per forza qualcosa che non puoi ottenere, quell'oscurità totale che ti porta ad agire, a realizzare delle cose assurde come obbligare la sua serva a fare l'amore con suo marito pur di avere un figlio. E poi, di riuscire a credere che quel figlio è suo. E quindi è una donna sofferente che non crede in nulla e nemmeno in sé stessa. Quando ti trovi di fronte ad una difficoltà del genere, o la superi oppure incominci ad avere dei problemi seri con te stessa.

RM: Questo personaggio, come anche quello da te interpretato in Nerobifamiliare, ha il problema di superare un ostacolo. Come ti ritrovi ad interpretare questo tipo di personaggio?

AM: Guarda, a me diverte: per me gli ostacoli sono delle grandi vittorie, è molto divertente interpretare dei ruoli difficili e riuscire poi a farli, perché in qualche modo mi do anche prova della mia crescita. Infatti Chiara è proprio la chiusura del mio percorso di crescita, sotto forma di queste interpretazioni.

RM: Come hai sviluppato la capacità di immedesimarti nelle emozioni e nelle esperienze di vita di Chiara?

AM: Per il personaggio di Chiara ho fatto una bella ricerca: non ho figli, quindi ho ricercato la possibilità di poter assistere in un ospedale donne che partorivano. E' stata un'esperienza fortissima, che ho assorbito e portata nel momento nel quale dovevo, in una scena, recitare un parto. E poi, comunque osservo molto quando devo interpretare.

RM: E comunque hai fatto un bel lavoro in Nerobifamiliare e ne I Vicere: recitare parti da cattiva, nonostante tu sia nata come attrice comica.

AM: Non sono proprio nata come attrice comica, ho fatto molti spettacoli dove interpretavo questi ruoli comici. Però anche ruoli drammatici, anche difficoltosi, un po' tutto. E devo dire che, ogni volta che interpreti un ruolo, è una scoperta, quindi forse anche interpretare il male non mi provoca fastidio, vai a scoprire sempre qualcosa, ho iniziato nel far ridere, poi ho fatto piangere; è tutto un poi, più ne metti più ti diverti.

RM: In tutti questi poi inseriamo anche il dialogo con Roberto Faenza, che ti ha dovuto guidare nella complessità del film. Che indicazioni ti ha dato il regista sul set?

AM: Roberto Faenza parla pochissimo, ti dà poche indicazioni ma incisive. Non è il regista che sta lì, a tavolino, che ti spiega; ti dà delle indicazioni e non ti ferma, ti lascia fare, ti lascia libero: è bellissimo, ti lascia lo spazio per poterti esprimere al massimo le tue capacità. Però devi tenere come punto di riferimento l'indicazione sua e da quella metterci del tuo.

RM: Quindi è in funzione di un maestro che indica la strada ma poi sei tu che la devi percorrere.

AM: Sì, e lo devi fare in modo naturale e maturo. Personalmente è questo ciò che mi ha dato, e devo dire che è molto bello perché mi sono sentita molto libera di potermi esprimere. Ad esempio, quando gli dissi: "se vado in ospedale a vedere delle donne che partoriscono?", utile per la mia parte, lui mi rispose: "sei tu senti questo, fallo". Molta libertà di poter trovare la chiave personale per poi esprimere il personaggio.

RM: Infonde sicurezza perché, da come mi racconti, anche lui era sicuro sia delle sua interpretazione del romanzo che dello scopo che voleva raggiungere col film.

AM: Sì, assolutamente sì.

RM: Poi, un altro personaggio che inseriamo nella catena dei poi è Milena Canonero, costumista e premio Oscar. Come la descriveresti?

AM: Milena è un film nel film, è un personaggio felliniano, bellissimo. Ti prepara all'entrata nel film, mi ricordo di quando andavo a fare le prove costume che c'era lei che ti parlava, ti metteva questi abiti quasi fossero delle piume, e già tu entravi in un film. Quindi, ecco perché è un film nel film. E' surreale.