Il Brasile di Sergio Machado

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Un passaggio. Questo serve alla giovane Karinna. Possibilmente in macchina. Ma invece trova due ragazzi, che le fanno un prezzo per un passaggio in barca. Ma non si tratta solo di soldi: per 40 e una notte di sesso con entrambe ottiene il posto in barca.
Non sappiamo da dove viene Karinna, e non sappiamo dove va. Ma certamente è una che ottiene ciò che vuole. Ma il viaggio è lungo, e i due ragazzi, Deco e Naldinho, si ritrovano durante una sosta in una rissa che finisce col morto. A Karinna viene chiesto aiuto. Che fare? La borsa è già sul carro del prossimo passaggio...
Ma la ragazza rimane. E comincia così una storia a tre, che non è più solo divertimento ma diventa passione, gelosia, violenza, ossessione. Fino al punto di non ritorno.

L’opera prima di Sergio Machado ci porta in un Brasile sconosciuto, dove c’è sofferenza e degrado. Gli uomini sopravvivono come possono in un ambiente dove tutto è lecito e dove non esistono scrupoli. Anche il divertimento ha il suo risvolto doloroso, come il combattimento tra galli, metafora del degenerarsi del rapporto tra due amici d’infanzia che hanno puntato la stessa donna. Finito il piacere del gioco entrambi gli uomini vogliono qualcosa di più. Il sesso si trasforma in amore, nella voglia di costruire qualcosa di più grande. E così ognuno dei due lavora per offrire qualcosa a Karinna. Che ha un grande peso dentro di sè, una premonizione della fine alla quale cerca di sfuggire fino all’ultimo. Questo turbine di passione cresce infatti fino a non lasciare posto all’amicizia, bisogna scegliere. E la strada è dolorosa.

Un film di grande impatto, che mostra tutti i lati più caotici e irrazionali dell’uomo in un mondo ridotto ad un brandello di umanità, dove tutto è avvolto dalle fiamme del sole tropicale che sembra inghiottire anche la ragione degli uomini. Eppure tutto è semplice, quasi naturale. Fare la puttana, la spogliarellista o il trasportatore di merci con la barca, o fare il pugile e giocare incontri truccati. Non ci viene data una chiave di lettura, non c’è interpretazione. C’è solo in bella mostra il groviglio delle passioni umane che trova terreno fertile ovunque.

Una Alicia braga intensa, capace di una freschezza innocente e contemporaneamente di una sensualità quasi volgare, completamente a suo agio in un ruolo difficile come quello di Karinna. Le atmosfere riflettono interamente, con le strade avvolte in un sole soffocante ed i volti costantemente imperlati di sudore, la fatica di vivere (o sopravvivere), i primi piani sono sapientemente fusi con eloquenti sfondi, in un dialogo a più piani tra le immagini, e la telecamera, spesso usata in soggettiva, sussulta con lo spettatore, in una dinamicità quasi più reale che costruita.