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La locandina
Un "Missionario di Verità?" O solo banalità?
Il Caimano   di Valentina Capuano
Sarà bastato un cast d'eccezione per "illuminarci"?
Il film,ormai da più di tre settimane nelle sale e pluripremiato dalla critica, narra le vicende di un produttore cinematografico di pellicole dai titoli improbabili(quali mocassini assassini o cataratte) dai contenuti trash, il quale attraversa una difficile fase della sua vita sia sul piano personale che su quello professionale.
Vessato dai debiti, decide di rinunciare a produrre un costosissimo film su Cristoforo Colombo, un colossal che avrebbe dovuto rilanciare la sua carriera, e di accettare di produrre , senza neanche averne letto la sceneggiatura, un film a basso costo propostogli da una sceneggiatrice esordiente.
Le vicende professionali del protagonista, Bruno, s'intrecciano con le tristi questioni familiari dello stesso, e le sue difficoltà nel produrre un film "scomodo" vengono narrate parallelamente alla storia della separazione da sua moglie Paola, separazione da lui passivamente subita. Bruno, resosi conto che la sceneggiatura propostagli racconta l'ascesa economica e politica di Berluscooni, dopo le prime esitazioni, accetta la sfida nonostante inizialmente sia perplesso e spaventato, essendo venuto meno anche l'attore che avrebbe dovuto interpretare il protagonista del suo film (Michele Placido). La realizzazione del film si rivela quindi più difficile di quanto ha previsto anche per le difficoltà che incontra con le banche, ed è forse per questo che traduce la sua amarezza in ritorsioni e piccoli atti di violenza nei confronti della sua ex moglie, che sembra aver trovato un equilibrio affettivo anche senza di lui.
Nel film sono affrontati marginalmente temi molto attuali come i rapporti omosessuali e l'adozione da parte di coppie omosessuali. Il Caimano non può certo essere definito un film prettamente politico, ma forse un film sulle dinamiche familiari e sulla crisi della famiglia tradizionale: da un lato viene descritta infatti una famiglia "regolare" in frantumi, e dall'altro la scena di una famiglia "anomala" ma serena costituita da due donne omosessuali ed una bambina frutto di inseminazione artificiale.
Gli attori protagonisti(Margherita Buy e Silvio Orlando) interpretano magistralmente i ruoli loro assegnati, tuttavia il film appare triste e a tratti terrificante (la scena del critico enogastronomico nel ristorante), in altre addirittura soporifero. Poco credibile Moretti nell'interpretazione di Berlusconi, sia perchè molto distante dallo stesso nelle fattezze fisiche, sia per le frasi che gli fa pronunciare che sono un'evidente esasperazione della realtà. Sembrerebbe che Moretti attribuisca a Berlusconi un delirio di onnipotenza, ma non sarà affetto lui stesso in misura maggiore?In fondo non fa altro che raccontare a modo suo vicende arcinote di chi realmente ha costruito un impero economico , che realmente ha creato un modo diverso di fare televisione e che tutt'ora riscuote nutriti consensi tra l'elettorato attivo. Del resto lo stesso regista in un'intervista rilasciata ad "Io Donna" ,inserto di Repubblica del 29 aprile , all'intervistatrice che gli chiede se si reputa un regista "cerebrale ed inaccessibile alla casalinga di Treviso o al pastore abruzzese, lui risponde di non ritenersi tale, ma che il cinema, ed implicitamente il suo, è strumentale "a raccontare una realtà che non riusciamo più a vedere" Cosa dire ? Si sente investito della missione speciale di illuminare un pubblico che reputa evidentemente avvolto nelle tenebre,l'unico in grado di dissolverle, si sente quasi un missionario di verità. Il finale in definitiva è solo un auspicio di un regista che ha dipinto una visione molto soggettiva della realtà.
Da notare le innumerevoli citazioni ed i riferimenti alle casalinghe additate talora come becere fruitrici di una tv commerciale reputata scadente, o talaltra come ignari prestanomi di società fantasma, quasi che fossero soggetti incapaci oltre che indegne di rispetto;i soliti luoghi comuni. Tutt'altro discorso invece per le donne omosessuali o mogli in fuga dalla famiglia che sembrano essere sì degne di nota e assolutamente trendy.
Una frase pronunciata dallo stesso Moretti nel film sembra essere particolarmente significativa:"Di Berlusconi si sa già tutto, perché scrivervi un film?"; a questo proposito, mi chiedo, se ne era così lucidamente consapevole perché realizzare un film così grottesco e soporifero? Non sarebbe stato più interessante raccontare la vita di un esponente di sinistra, magari sessualmente ambiguo, anzi trans, magari sarebbe stato più insolito, più d'avanguardia!

(articolo pubblicato il 06/05/2006)